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Tevez nuova formula alla faccia del Diavolo

L'Apache meno punta e più trequartista, ma segna sempre. Ai rossoneri ricorda ogni volta l'errore di avere preferito Pato

Tevez nuova formula alla faccia del Diavolo

Torino - Tre vittorie di fila per cominciare il campionato, più una in Champions. Che conta, eccome se conta. Max Allegri si è preso la Juventus così, con la forza dei risultati e il garbo nelle dichiarazioni e nel modo di porsi nei confronti dei giocatori: «Dopo essere stati martellati per tre anni - ha ragionato a voce alta Buffon nei giorni scorsi - potremo avere dei benefici dal suo modo di fare se ci dimostreremo una squadra matura e responsabile». Detto e fatto.

Il che non significa certo andare contro quello che è stato il modo di fare di Conte, ma semplicemente prendere il buono da un cambiamento che ha sorpreso per primi i giocatori: nessuna rivoluzione, ma certo si sono dovuti adeguare a un tipo di calcio diverso da quello praticato fino alla scorsa primavera.

Al di là del modulo, rimasto finora il 3-5-2, è cambiata l'interpretazione: più possesso palla (contro il Milan, 60% contro 40), difesa non sempre altissima e comunque blindata (zero reti subite), Tevez meno attaccante e più trequartista. Con risultati che per l'argentino (21 reti l'anno passato, tra tutto) sono più che lusinghieri: quattro gol finora, compresa la Champions (uno ogni 87'), due dei quali in campionato (uno ogni 130'), e una presenza scenica clamorosa. Da primattore cui il palco piace più di ogni altra cosa al mondo, eccezion fatta per i figli cui dedica ogni impresa: aveva la fama del rompiscatole a prescindere, ma a Torino finora si sono dovuti impegnare soltanto nel frenarne il desiderio di scendere in campo. É stato così l'anno scorso, è così pure adesso se è vero che a Verona - alla prima di campionato - avrebbe anche potuto risparmiarsi a causa di un dolore muscolare accusato un paio di giorni prima. Come non detto: in campo al Bentegodi, e anche dopo con i risultati sotto gli occhi di tutti. E con il Milan che si morde le mani ogni volta che gli sbatte contro: l'Apache era andato a segno anche lo scorso marzo - «il mio gol più bello della stagione», aveva ammesso dopo avere battuto Abbiati con una sassata da fuori area - prima di ripetersi due giorni fa grazie al ricamo con Pogba.

Un Milan che sulla sua classe, e sulla sua grinta, avrebbe voluto scommettere eccome, dopo che nel gennaio 2012 Galliani si era spinto fino a Ipanema, zona bene di Rio de Janeiro, per pranzare con 'l'amico Carlitos' e il suo manager Kia Joorabchian. Poi tutto andò a rotoli, visto che Pato rimase al Milan e il successivo efficace corteggiamento bianconero: una specie di Sliding Doors in salsa rosso-bianconera, dove a godere sono solo i campioni d'Italia. I quali peraltro hanno messo insieme una partenza degna della miglior Juve di Conte: tre successi di fila Buffon e compagni li avevano raccolti solo nel 2012/13 arrivando poi anche a quattro. La stagione precedente, invece, le vittorie al pronti via erano state solo due. Idem lo scorso campionato: è uno storico ancora relativo per costruirci sopra castelli duraturi, ma intanto è ciò di cui l'ambiente aveva bisogno per mettersi alle spalle un'estate traumatica.

Mercoledì sera, altro giro e magari altri tre punti. Avversario, allo Stadium, il Cesena: difesa ancora in emergenza visto il ko di Caceres (si teme uno stiramento), l'assenza di Marrone e il ritardo di condizione di Barzagli. Restano Bonucci, Chiellini e Ogbonna, oppure si potrà virare sulla linea a quattro con Bonucci e Chiellini centrali, Lichtsteiner ed Evra esterni.

Dettagli, forse. Quel che più conta è avere già fatto capire alla concorrenza che la Juve è sempre la Juve: quadrata, arcigna, cattiva. E quindi favorita.

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