nostro inviato a Melbourne
Un ragazzino di 10 anni aveva già svelato tutto giovedì scorso, durante una delle più popolari trasmissioni radiofoniche. Passato attraverso i filtri, Aiden così si è fatto chiamare, ha detto di sapere perché Thorpe si era ritirato. «Perché è stato trovato positivo ad un test dellantidoping. Era stufo e non voleva finire nei guai». Red Symons, il presentatore, in quei casi ha sei secondi di tempo per interrompere la comunicazione e non mandare in onda la telefonata. Ma non lha fatto ed ha replicato: «Stai dicendo una cosa non vera». E quellaltro secco: «È come vi dico». Telefonata chiusa.
Ed allora ieri tutto il mondo ha scrutato la faccia di Ian Thorpe quando si è presentato lindo di bucato e di barba, con la faccia tirata, i capelli tenuti in piedi dal gel, per spiegare alla stampa le sue ragioni. Copione già visto per mille accusati di doping. Due fogli scritti dallavvocato e letti da lui per cominciare, poi tante risposte. Poco sale in tutto, acqua sul braciere. Thorpe ha dietro di sé una nazione: dal presidente della federazione nuoto al primo ministro. Ieri i giornali australiani erano increduli e stupiti, ma non accusatori. Lui ancora sotto shock. «Non ho mai imbrogliato, sono pulito e orgoglioso dei miei record». Ha impostato la difesa: «Ho parlato con i miei medici, ci siamo domandati cosa sia potuto accadere. Abbiamo rifatto la mia storia medica. Ripensato a qualche particolare medicina. Ma sono convinto che la verità verrà alla luce».
Thorpe ha escluso che tutto sia opera di nemici e ha negato di avere ricevuto comunicazioni prima del reportage de LEquipe. Ha ammesso: «Oggi la mia immagine può sembrare infangata, ma sono convinto che ristabiliremo la verità. Nello sport sono sempre stato riconosciuto come un eroe e voglio rimanerlo.
Thorpe: «Non ho mai imbrogliato»
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