Cultura e Spettacoli

Thunderball, Bond ferma la Spectre che vuol fare la guerra al mondo

In edicola da oggi a 5,90 euro con «il Giornale» il romanzo che Ian Fleming trasse dalla sua sceneggiatura per il film con Sean Connery e ambientato a Londra nei primi anni Sessanta

Maurizio Cabona

Il primo film con James Bond doveva essere Thunderball (palla di tuono) nel 1959. Sarà però solo il quarto, nel 1965, diretto da Terence Young e interpretato da Sean Connery, Adolfo Celi e Luciana Paluzzi. Nel 1961 esce il romanzo di Ian Fleming che sviluppa il soggetto del film, dello stesso Fleming, ma anche di McClory e Whittingham. Da oggi il romanzo di Thunderball, tradotto da Oreste del Buono, è in edicola con il Giornale a 5,90 euro più il costo del quotidiano.
Come sempre, il Bond di Thunderball riflette l’animo di Fleming, declinante dopo il primo infarto e costretto a disintossicarsi. E con la disintossicazione di 007 comincia il romanzo: alcol e fumo ne hanno corroso il bel fisico, coperto di cicatrici fisiche e metaforiche insieme. Infatti la Gran Bretagna, da lui incarnata, non «domina più le onde».
Londra ha perduto la residua dimensione imperiale con il canale di Suez. Trasferendo nella madrepatria i rapporti di produzione coloniale, offre agli immigrati la cittadinanza britannica in cambio dei lavori peggiori. L’esito sarà lo stesso dell’Editto di Caracalla nella Roma antica: proroga di prosperità, ma perdita di identità.
Spia prima che scrittore, Fleming aveva fatto la storia della sua patria e ne coglieva la vertiginosa decadenza prima degli altri. Perciò nemmeno il suo alter ego Bond è allegro. Nel 1959 la Gran Bretagna ha infatti di nuovo davanti una Germania potente, dimezzata nell’estensione, ma integrata con la Francia in una maniera più collaborativa di quanto lo fosse stata fra il 1940 e il 1944.
Il Nuovo ordine europeo ora si chiama Mercato comune europeo e la Gran Bretagna non può più batterlo, ma solo aderirvi. L’alternativa americana del 1941 si ripresenterà infatti solo nel 1991, quando Londra riprenderà la marcia su Bagdad e Kabul. Come àscaro, però.
Il declino britannico della metà del secolo XX ha anche riflessi interni. Sta cadendo la tensione tipica della società nata dal compromesso fra aristocrazia e borghesia. Non è ancora avvenuto lo scandalo erotico-spionistico che travolgerà il ministro della Difesa, John Profumo, ma già si profila l’invertebrata «swinging London» di Mary Quant e dei Beatles. Fleming la disprezza.
Di un giovane proletario azzimato, Bond dunque pensa non a caso: «Mica è colpa sua. È nato in una civiltà di previdenza sociale e di pieno benessere, nell’era della bomba atomica e dei viaggi spaziali. Per lui la vita è priva di qualsiasi significato».
Caratterizzando sempre i supercattivi dei suoi romanzi come non-anglosassoni, Fleming li fa ora guidare da Blofeld, che non è un agente segreto di una potenza, ma un traditore polacco al servizio del miglior offerente come capo della Spectre, multinazionale del crimine. Allora pareva una trovata stramba, oggi si capisce che era una profezia: la globalizzazione ha comportato proprio il successo di questo tipo di organizzazioni.
La Spectre lavora per chiunque la paghi. Nessuna ideologia, nessun patriottismo fra i suoi manager, riuniti in un sinedrio cosmopolitico che non ammette errori. Commette quello di fidarsi di loro il colonnello italiano Petacchi («Petacci» per la pronuncia inglese), passato per eroe avendo ucciso nel 1944 i camerati tedeschi e consegnato a Bari, agli americani, un aereo carico di un nuovo tipo di mine; in cambio del tradimento ha avuto carriera facile nell’Italia vinta. Nel 1959 Petacchi uccide egualmente i camerati inglesi e ne dirotta l’aereo, con due bombe atomiche da consegnare alla Spectre. Anche per Fleming, chi ha tradito tradirà.
In Thunderball c’è anche un altro italiano, Largo, amante della figlia di Petacchi. È lui a manovrare per la Spectre mezzi subacquei ispirati da quelli della X Mas. Strano il destino: Teseo Tesei, medaglia d’oro alla memoria per aver cercato di violare la baia di Malta, era zio di del Buono, il traduttore...

Fleming si sarebbe divertito, se l’avesse saputo.

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