La Tiburtina Valley reclama aiuti: i soldi di Marrazzo non si vedono

«Marrazzo aveva promesso di aiutarci, ma finora non ha mosso un dito». La denuncia viene dal Comitato Nuova Tiburtina, che rappresenta oltre 80 aziende del triangolo industriale a est di Roma. L’ennesima figuraccia del governatore. Parole tante, fatti concreti poco o niente. L’11 dicembre scorso l’eccezionale ondata di maltempo, si ricorderà, aveva provocato lo straripamento dell’Aniene, con disastrose conseguenze per gli oltre 1300 operatori della Tiburtina Valley. Una calamità che aveva messo in ginocchio la zona industriale della capitale, e l’area produttiva del nord del Lazio. Subito l’annuncio di Marrazzo: non lasceremo sole le aziende, accorreremo in loro aiuto. Ma, dopo quasi cinque mesi, le parole si sono rivelate promesse da marinaio.
Il Comitato Nuova Tiburtina ieri ha diramato un comunicato, esprimendo solidarietà alle popolazioni dell’Abruzzo ed alle imprese colpite dal sisma. «Molte aziende della nostra associazione, - si legge nella nota - hanno intrapreso azioni di sostegno, donando materiale di propria produzione. Esse infatti, più di tanti, sanno cosa significa essere messi a dura prova dalle calamità naturali. I membri di questo Comitato hanno bene in mente ciò che accade quando - passata la grande attenzione dell’opinione pubblica e concluso il primo intervento della Protezione Civile - comincia la lunga ed estenuante attesa per ricevere l’aiuto economico e la messa in sicurezza del territorio».
L’esperienza della Tiburtina Valley ne è un esempio, dicono le aziende. Con l’ordinanza 3734 del governo, titolata «Primi interventi di Protezione Civile in favore degli eventi calamitosi», Marrazzo a febbraio è stato nominato Commissario straordinario per l’emergenza alluvione nel Lazio. Pieni poteri, quindi. L’ordinanza, dicono gli imprenditori della Tiburtina, «dava la possibilità a Marrazzo di erogare contributi fino a 25.000 euro per ciascuna impresa danneggiata». Poco rispetto ai danni, stimati in circa 80 milioni. Ma pur sempre una boccata d’ossigeno per la ripresa. «In concreto, però, le aziende non hanno ancora ricevuto nulla, ed i tempi sembrano andare per le lunghe» accusano ora le aziende del Comitato Nuova Tiburtina: «Non è stato fatto niente neppure per risolvere i problemi strutturali che hanno favorito, nel corso degli anni le inondazioni nella valle dell’Aniene. A quattro mesi dal cataclisma, i Fossi di Pratolungo e di Casal Monastero restano una minaccia, poiché la bonifica promessa dalla Regione non ha neppure avuto inizio». Il rischio di allagamento resta, dunque, immutato.
Nei primi giorni di aprile, il Comune di Roma ha provveduto a riasfaltare parte della zona industriale, in particolare via Scorticabove, che a dicembre era sparita sotto un metro e 20 centimetri di acqua. Alemanno ha anche differito il pagamento delle imposte comunali: Tari, Tarsu, Ici.

Ma questo è finora l'unico segno tangibile della presenza delle istituzioni pubbliche, sottolinea il Comitato: «Chiediamo al Governo ed alla Regione di attuare rapidamente l’Ordinanza 3734 e che il Governo stanzi altri fondi per il ripristino delle mura e dei macchinari dei soggetti danneggiati. Altrettanto importante è un intervento immediato sui corsi d’acqua, coordinato tra Regione, Comune, V Municipio e Ardis per garantire l’incolumità dell’area in futuro».

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