Avverte Il'ja Semenenko-Basin nel suo libro dedicato ai santi russi, «Eternamente fiorisce» (edizioni La Casa di Matriona), che il nome del patriarca Tichon fino a una trentina d'anni addietro in Russia veniva pronunciato furtivamente e con circospezione. Il suo nome di battesimo era Vasilij ed aveva studiato in seminario a Pskov prima di frequentare l'accademia teologica di San Pietroburgo. Nel 1891 si fece monaco col nome di Tichon e venne ordinato sacerdote. Nel 1892 era rettore del seminario di Chelm, in terra polacca occupata dai russi. Nel 1897 fu fatto vescovo di Lublino. L'anno dopo fu mandato a San Francisco come vescovo dell'Alaska. Nel 1905 era a New York come arcivescovo degli Usa. Nel 1907 fu arcivescovo di Jaroslav' e dal 1914 della Lituania. Infine, nel 1917, venne eletto metropolita di Mosca e patriarca di tutta la Russia. In tempo per veder scoppiare la rivoluzione e la conseguente guerra civile. Tichon lanciò l'anatema su tutti coloro che avessero versato sangue innocente, con ciò diventando nemico giurato dei bolscevichi. Fu arrestato una prima volta nel 1918 e, nel 1919, processato a più riprese. Nel 1922 si fece un anno di carcere. Nel 1925 finì ancora una volta sotto processo, ma non fecero in tempo a condannarlo perché morì la notte della festa dell'Annunciazione secondo il calendario ortodosso.
La sua tomba, nella chiesa del monastero di Donskoj, è sempre stata meta di pellegrinaggio, anche se i sovietici hanno fatto di tutto per cancellarne la memoria e impedirne la venerazione. È stato ufficialmente canonizzato nel 1989, l'«anno del muro».www.rinocammilleri.it
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