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Ticket d’ingresso, ora l’America diventa a pagamento: 20 dollari

Il Senato Usa pronto ad approvare una tassa fino a 20 dollari su ogni turista che visiterà il Paese. Nel mirino i visitatori provenienti dall’Europa

Ticket d’ingresso, ora l’America  
diventa a pagamento: 20 dollari

Ok, «siamo (ancora) tutti americani», ma a che prezzo? La frase più amata del dopo 11 settembre rischia dal prossimo anniversario di costare assai cara. Soprattutto a noi europei. A infliggere un brutto colpo alla voglia d’America ci stanno pensando i membri del Congresso di Washington decisi - con rara fermezza bipartisan - a votare a fine mese una legge per estorcere una gabella da 10 o 20 dollari, l’importo finale non è deciso, ai turisti europei. Dieci o venti verdoni che verranno sottratti a chiunque riempirà l’Esta (Electronic System for Travel Authorization) il modulo elettronico obbligatorio per tutti i cittadini dei 35 Paesi, in gran parte europei, da cui è consentito l’accesso senza visto agli Usa.
Peggio del balzello sono il pretesto e il nome. La tassa destinata a trasformare gli States in una meta a pagamento viene dissimulata sotto il nome di “Tourism Promotion Act” ovvero di “Legge per la promozione del turismo”. Il trucco è nei punti di vista. Per un Congresso alla disperata ricerca di nuovi fondi quella legge è lo strumento migliore per scaricare sugli stranieri i nuovi investimenti sul turismo e i costi dalle misure di sicurezza alle frontiere decise dopo l’11 settembre. Per i viaggiatori costretti a pagare per sottoporsi ai controlli preventivi del Dipartimento della sicurezza nazionale è un decreto da “cornuti e mazziati”.
Il primo a farlo notare e a minacciare una guerra dei visti contro quella che definisce autentica penalty - ovvero sanzione - è l’ambasciatore John Bruton, capo della delegazione dell’Unione europea negli Stati Uniti. «La sanzione di 10 dollari per entrare negli Stati Uniti viene venduta come promozione turistica, ma solo in “Alice nel Paese delle Meraviglie” un’ammenda può venir intesa come promozione per l’attività su cui viene imposta», scrive in un comunicato ufficiale l’ambasciatore d’origine irlandese.
Nelle dichiarazioni d’intenti dei legislatori d’oltreoceano i 200 milioni di dollari - provenienti in gran parte da carte di credito europee - serviranno a creare 40mila nuovi posti di lavoro e a lanciare iniziative capaci d’attrarre un milione e 600mila nuovi visitatori pronti a spendere 4 miliardi di dollari all’anno. L’idea che buona parte di quel piccolo Eldorado venga finanziato dagli europei a Bruton non va proprio giù. A dar retta all’ambasciatore dell’Unione Europea l’idea di estorcere 10 o 20 verdoni a chi già è costretto a sottoporre i propri dati allo scrutinio del Dipartimento per la sicurezza nazionale è un concetto «discutibile se non paradossale», utilizzato per imporre «una tassa sui turisti per promuovere il turismo».
Una tassa ulteriormente inaccettabile perché, a differenza delle vecchie exit tax imposte in alcuni Paesi ai passeggeri in partenza, colpirà esclusivamente i viaggiatori senza obbligo di visto. «Questa legge prende di mira soltanto i visitatori che arrivano negli Stati Uniti utilizzando il “Visa Waiver Program” (programma per la rinuncia al visto) e questo rappresenta una discriminazione», spiega il comunicato dell’Ambasciatore minacciando rappresaglie. «Dal punto di vista legale la Commissione europea potrebbe anche decidere di riesaminare l’Esta e arrivare a un visto dissimulato - minaccia l’Ambasciatore Bruton -, con tutte le implicazioni potenzialmente negative che questo potrebbe sui viaggi tra l’Unione europea e gli Stati Uniti».

Come dire chi di visto ferisce di visto perisce.

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