«Un ticket d’ingresso in tutti i capoluoghi»

Anche gli ecologisti di Legambiente promuovono il provvedimento del sindaco Moratti: «Intervento innovativo per combattere lo smog»

Ecopass? Sì grazie. E non solo a Milano, ma in tutti i capoluoghi della Lombardia. Tra i più accesi sostenitori del ticket d’ingresso, ecco gli ecologisti di Legambiente. «Purtroppo - le parole del presidente regionale Damiano Di Simine - negli ultimi anni non si osservano significativi miglioramenti nella qualità dell’aria a Milano e in Lombardia». Il motivo? «Le tradizionali politiche anti-smog e il ricambio del parco circolante non consentono avanzamenti, perché la riduzione delle emissioni dei nuovi automezzi è compensata dal continuo aumento dei chilometri percorsi». La soluzione? «Cominciare la “fase 2” della lotta all’inquinamento: riorganizzare e rendere più efficiente la mobilità di persone e merci, puntando su ferrovia e logistica intermodale per le merci, trasporto collettivo e mobilità sostenibile per i passeggeri. Invece si continuano a progettare nuove autostrade, destinate ad alimentare traffico e congestione. L’unico strumento di nuova generazione è per ora l’Ecopass di Milano: ma per diventare efficace, deve alimentare il rilancio della mobilità collettiva e puntare all’estensione in aree più vaste. Un primo obiettivo potrebbe essere introdurlo in tutti i capoluoghi di provincia, unitamente all’ecovignetta per i mezzi pesanti che circolano nell’intera area metropolitana lombarda». Importare, cioè, il sistema di pedaggio per i mezzi pesanti che percorrono tratti delle reti transeuropee.
È allarme, dunque, confermato dai dati di un dicembre che è stato uno dei peggiori degli ultimi anni: Pm10 alle stelle per quasi tutti i giorni del mese, con il picco durante il boom degli acquisti natalizi, quando tra il 21 e il 22 si sono misurati livelli di polveri fino al triplo delle concentrazioni ammesse di 50 microgrammi/mc. La centralina di Milano Verziere, in pieno centro, ha misurato livelli accettabili per tre soli giorni in tutto il mese, l’ultimo giorno di aria respirabile a Milano è stato il lontano 16 dicembre quando le polveri scesero a 38 microg/mc. Anche le concentrazioni medie, spiega Legambiente, quindi evitando di guardare solo i picchi, sono tremende: la media mensile di dicembre è stata pari a 83 microgrammi/mcubo (nel 2006, stesso periodo, la media fu 64, nel 2005 di 70). Così a Milano, ma la situazione nel resto della Pianura Padana non è migliore: venerdì, infatti, solo Varese e Lecco avevano livelli di polveri accettabili, tutti gli altri capoluoghi di provincia erano fuori legge. Con Monza, Brescia e Milano oltre i 100 microgrammi/mc.
Un bollettino di guerra che, però, anche tra i banchi del centrodestra a Palazzo Marino non convince a sposare il provvedimento senza condizioni. Con i capigruppo pronti a difendere la scelta del sindaco Letizia Moratti, chiedendo però un monitoraggio rigoroso e l’eventuale abbandono in caso di fallimento. «Oggi - spiega Giulio Gallera (Forza Italia) - chiediamo ai milanesi e ai commercianti un po’ di comprensione. Ci rendiamo conto che dal 2 gennaio ci saranno momenti di difficoltà e magari qualche sacrificio da fare. Ma dobbiamo essere consapevoli che tutto questo è per migliorare la qualità dell’aria e fluidificare il traffico. Un vantaggio per la salute e la qualità della vita». Vantaggio da dimostrare.

«Siamo fiduciosi - assicura Carlo Fidanza (An) -. Ma ricordiamo al sindaco che si tratta di una fase di sperimentazione. Tra un anno bisognerà dimostrare, dati alla mano, progressi evidenti. E poi la parola ai milanesi per decidere se andare avanti».

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