Cronaca locale

«Il ticket? Una tassa che colpisce chi dà vita alla città»

«Il ticket non ci piace? No, direi proprio che non ci piace. Oddio, potrei usare anche toni un po’ più forti. Ma forse non è il caso, limitiamoci a dire che davvero non ci piace. Non ci piace perché è solo una nuova tassa». Simonpaolo Buongiardino, vicepresidente dell’Unione del commercio, fatica a trattenersi.
Buongiardino, ma quella del sindaco Letizia Moratti è davvero una decisione così tragica?
«Sbagliata nel metodo e nel merito».
Una bocciatura senza appello. Cominciamo dal metodo?
«Una scelta fatta senza mai consultare le categorie più interessate».
Non è che lei fa la difesa d’ufficio degli interessi della corporazione? Dei commercianti, tanto per capirci?
«Ricordo solo che il centro vive grazie ai negozi, agli artigiani, ai pubblici esercizi, ai bar, ai ristoranti».
Beh non solo.
«Se non ci fossero loro, la gente ci andrebbe solo la domenica. Come nei musei».
Passando al merito?
«Il ticket è una decisione calata dall’alto. E per questo non risolve i problemi, non trova soluzioni».
Spinge a utilizzare mezzi meno inquinanti.
«Ma quali? Il rifornimento delle merci non può che essere fatto con veicoli considerati inquinanti. Di diesel euro 4 ancora non ce n’è. O sono pochissimi».
Quindi?
«Non c’è la tecnologia e tutti dovranno pagare. Con evidenti conseguenze».
Evidenziamo.
«I costi ricadranno sui commercianti. E, di conseguenza, sui prezzi dei prodotti».
Si pagherà due volte: ticket e merci più care.
«Bisogna avere il coraggio di dire che questa amministrazione sta mettendo una nuova tassa. Questa è solo un’operazione fiscale che colpirà i milanesi».
In Comune dicono che avranno più aria pulita e più salute.
«Piano. Non siamo certo noi commercianti a volere che la gente si ammali».
Per non ammalarsi ci vuole il ticket.
«Falso. Siamo molto scettici, il ticket non inciderà certo sull’aria di Milano. Chi vorrà circolare lo farà lo stesso. Magari pagando, ma nessuno rinuncerà all’auto».
Non potrebbe essere un modo per cambiare la mentalità, per incidere su abitudini sbagliate?
«La mentalità da cambiare è quella di chi colpisce solo il trasporto privato. Che è solo in parte responsabile dell’inquinamento».
Cosa bisognerebbe fare?
«Prendersela anche con gli altri. Anche se è meno comodo».
Intanto si parte con la sperimentazione, poi c’è tempo per i cambiamenti.
«Ecco, i cambiamenti. Io non vorrei pensar male».
Pensi male.
«Non vorrei che si mettesse mano alla mobilità».
Nemmeno se ce ne fosse bisogno?
«Il centro a spicchi, sono dati del Comune, ha diminuito il traffico del 45 per cento rispetto a 15 anni fa. Non vorrei che qualcuno pensasse di sconvolgerla».


Perché tanta paura?
«Non vorrei essere malizioso, ma non è che dopo il ticket qualcuno sta già pensando di chiudere il centro?».

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