Ha il sapore dei suoi appassionanti romanzi l'autobiografia di Wilbur Smith intitolata Leopard Rock. L'avventura della mia vita (HarperCollins) dove ci vengono raccontati sia l'uomo che lo scrittore.
Nato a Broken Hill nella Rhodesia del Nord, Smith ha vissuto in pieno il sogno africano fin da quando sua madre gli ha dato da bere con il latte anche le acque del fiume Zambesi. E pochi come lui possono dire di avere sentito le storie della giungla di prima mano e di avere imparato a conoscere la savana grazie alle battute di caccia di suo padre.
Esperienze che gli hanno cambiato la visione della vita e l'hanno portato anche a guardare con altri occhi la natura selvaggia. «L'Africa - racconta Smith nell'incipit del libro - è antica, sconfinata, maestosa, una terra di morte e rinnovamento. Possiamo pensare che l'uomo sia la specie dominante, ma in queste pianure senza tempo, sotto un cielo azzurro che sembra tremolare per i raggi roventi del sole, la vita ha ritmi che prescindono da noi. Qui ci è dato di essere liberi e il nostro spirito può trovare sollievo, ma solo se in cambio offriamo rispetto, lealtà e umiltà».
Fin dall'età di otto anni si è trovato immerso in quel luogo potendo impugnare un fucile calibro 22 Remington e questo lo ha portato a cacciare agli animali ma infine a rispettarli, instillando in lui un odio particolare per i bracconieri e i trafficanti d'avorio. «C'è stato un momento nella mia vita - confessa Smith - in cui trovavo molto eccitante il pericolo: pilotavo aerei, guidavo auto veloci, uscivo con donne ancora più veloci, davo la caccia ad animali pericolosi, tutte attività che mi spingevano verso l'orlo del precipizio».
E le esperienze da lui vissute sono state davvero singolari perché, oltre a vivere in luoghi esotici dove l'avventura era dietro l'angolo, ha vissuto l'esperienza di essere giornalista ma anche contabile e funzionario delle tasse. Quando ha deciso di essere romanziere il suo primo libro Il destino del leone è stato bocciato da ben 14 editori prima di trovare la giusta destinazione. «Nella mia vita ho avuto spesso molta fortuna. Ho fatto cose che al momento sembravano pericolosissime, addirittura disastrose, ma da queste esperienze sono nate una nuova storia o una conoscenza più approfondita degli esseri umani, e la capacità di esprimermi meglio sulla pagina e scrivere libri che la gente ama leggere. Ho vissuto una vita che mai avrei potuto immaginare».
I lettori si chiederanno se quello che Smith ha racchiuso nel suo memoir sia vero o sia fonte della sua immaginazione. Ma che l'autore abbia avuto il cuore davvero in mano durante la narrazione lo si percepisce dalla scelta oculata degli aneddoti che racconta.
Ad esempio, il dietro le quinte di certe sue storie a partire da La scalata del Flinders, un racconto che non sarebbe mai stato scritto se Smith non avesse davvero scalato le kopje di granito della Rhodesia. Una storia, firmata con lo pseudonimo di Steven Lawrence e pubblicata nel 1963 sulla rivista Argosy, che gli fece incassare un assegno superiore al suo stipendio mensile al Dipartimento delle Imposte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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