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«Da piccolo andavo nel panico quando la TV era spenta, non sapevo cosa fare. Perciò uscivo e così ho scoperto i quadri di Antonello da Messina conservati in Sicilia, il significato della bandiera arcobaleno e quello del fiocco rosso per la lotta all'Aids». Marco De Vincenzo è un fiume in piena nello scomodissimo backstage della sua sfilata pensata come metafora della disconnessione che ti connette con la realtà. Viene in mente la battuta che circola nel web: «Sono rimasto qualche ora senza internet e ho scoperto delle persone fantastiche qui in casa. Dicono di essere la mia famiglia». Il giovane designer siciliano ha saputo tradurre in moda il momento in cui scopri delle cose che hai sempre avuto sotto gli occhi ed esci dalla tua tana per buttarti nella vita vera. Ecco quindi la splendida pelliccia ecologica con la stampa del tubo catodico che ha fatto funzionare i televisori fino all'avvento del digitale oppure quella del classico monoscopio ai tempi di Carosello.
Ci sono caldi e bellissimi completi gonna e grandi pullover di maglia con un motivo a rombi ripreso dalla tappezzeria di un tinello borghese negli anni '70. Non mancano le riproduzioni pixelate dei quadri di Antonello conservati in Sicilia (l'Ignoto pescatore al Museo Mandralisca di Cefalù e l'Annunciata nel Palazzo Abatellis di Palermo) e una serie di magnifici pantaloni stretti sopra e scampanati sotto. I più belli sono in tessuto scozzese come il plaid in cui ci si avvolge per guardare la tele. Il messaggio arriva forte e chiaro: usa i social media perché oggi non se ne può fare a meno, ma per prima cosa esci e vivi davvero in mezzo alla gente. Donatella Versace dedica invece la collezione a tante donne diverse che per lei sono tutte regine e idealmente raggruppate in svariati clan: del colore, dell'unità familiare e del presente. Il messaggio è un po' confuso soprattutto perché in passerella si vede un gran lavoro sugli storici stilemi del brand con due precise citazioni. La prima è l'estetica punk che Gianni stemperava nel glamour e Donatella riporta al grandioso mistero della seduzione femminile. La seconda è il libro Rock & Royalty, sesto volume della serie con foto e testi d'autore sulla griffe della Medusa. Pubblicato nel 1996 doveva avere una prefazione di Lady Diana ritirata per placare le inutili polemiche della stampa inglese.
Gli abiti ci sono ancora e tra questi un sublime miniabito a frange di perline che riproducono il motivo tartan. Mancano le donne in grado di trasmettere l'idea di regalità e ribellione. «A me Meghan Markle piace moltissimo come del resto la duchessa di Kent» taglia corto DV che è una regina molto più umana e simpatica di quanto il suo entourage lasci trapelare. Alberto Biani ha lavorato nel modo più moderno e sofisticato che si possa immaginare su un vecchio concetto di moda: il completo. Il cosiddetto tre pezzi (giacca, pantaloni e gilet) diventa una buona scusa per ribadire che il maschile al femminile ha i crismi dell'eternità e che un buon taglio sartoriale ti permette di esagerare magari con un completo in velluto maculato. Da Roberto Cavalli la seconda prova di Paul Surridge è meno riuscita della prima ma chiedersi cosa sia il glamour è un gesto intelligente da parte di un giocane designer cui il mercato richiede un Cavalli che ricordi Cavalli ma di fatto non lo sia. Insomma la sua risposta è una stampa della macchia di ocelot su forme asimmetriche e orli a fazzoletto. Veronica Etro fa un lavoro straordinario sulle stampe ricostruendole scientificamente su strepitosi modellini in 3D. Ne esce uno stile che potremmo definire etnico fururista o post folk. Bellissime anche le borse. E per un montone Etro con i disegni Serape piazzati al posto del ricamo si può anche derirare.
Non parliamo poi dei nuovi parka di Mr & Mrs Italy creati dal team stilistico per la prima volta in collaborazione con Antonio Berardi. Un capo per tutti? Un bomber con ricami in raffia, Svarowshy, raso di seta e collo di pelo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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