Economia

Tiscali finisce all’angolo: stop alle cessioni e ai rimborsi alle banche

Brutte notizie per Tiscali che sperava di risolvere i suoi problemi finanziari vendendo le attività in Gran Bretagna. Con la crisi i compratori, da Vodafone a, soprattutto, BskyB, che sembravano tanto interessati a Tiscali Uk, sono spariti. Così ieri, come conseguenza, il consiglio di amministrazione ha preso atto dell’impossibilità di procedere nelle trattative per la cessione dell’asset. «A seguito del protrarsi delle negoziazioni con BskyB per la cessione delle attività inglesi e del mancato raggiungimento di un accordo, a causa del deterioramento del contesto di mercato in cui opera anche il potenziale acquirente, il cda - si legge in una nota - ha preso atto della sostanziale impossibilità a procedere nelle suddette trattative». Una mossa che però non è soltanto formale. Tiscali infatti dovrà predisporre un nuovo piano industriale per far fronte alla situazione finanziaria del gruppo «anche alla luce - è spiegato in un comunicato - del deterioramento delle condizioni macroeconomiche e dell’inasprirsi del contesto competitivo nel settore».
Per far questo, avviando un processo mirante alla ristrutturazione dell’indebitamento volto a garantire l’equilibrio finanziario di lungo periodo, la società ha deciso di chiedere alle banche un periodo di moratoria con «la sospensione dei pagamenti di interessi, quote capitali e dei covenant finanziari».
La struttura dell’indebitamento bancario a lungo termine del gruppo, che per il 25% è ancora nelle mani del fondatore Renato Soru, è di circa 500 milioni di euro sottoscritto originariamente da JPMorgan e Intesa Sanpaolo. Anche se una quota pari a circa il 30% del medesimo è stato successivamente sindacato a quattro istituzioni finanziarie. Le prossime date per il pagamento degli interessi erano fissate per l’11 e il 13 marzo per un totale di 11 milioni di euro.
Il consiglio ha anche deciso di posticipare la data di approvazione del progetto di bilancio di esercizio al 27 marzo al fine di avere maggiore visibilità in merito al processo di negoziazione del debito con i finanziatori a cui stanno già lavorando alcuni advisor tra cui Banca Rothschild. In quella sede verranno sottoposte al cda anche le linee guida del piano industriale. Sul fronte dei conti i ricavi per il 2008 dovrebbero essere in linea con le previsioni e pari a circa 1 miliardo di euro con Ebitda a 200 milioni inferiore alle stime dello scorso agosto ma, dice la società, in linea con il consensus del mercato.

In Borsa il titolo è ai minimi storici 0,28 euro (ieri -5,1%) ben lontano da quei record che avevano portato il gruppo nell’ormai lontano 2000 a valere più della stessa Fiat.

Commenti