da Londra
Sul naufragio del transatlantico britannico, che nell'aprile del 1912 si inabissò dopo aver speronato un iceberg, emergono nuovi dettagli destinati a porre in una luce nuova e meno romantica una vicenda che per quasi un secolo ha ispirato scrittori e registi.
Più che il fato o l'ineluttabilità del destino, vengono ora chiamati in causa l'imperizia e il materiale scadente utilizzato per la fabbricazione dei chiodi e dei perni metallici che assicuravano allo scafo i compartimenti stagni della nave. Gran parte delle 1.523 persone che il 15 aprile del 1912 perirono nelle acque gelide del nord Atlantico avrebbero potuto essere salvate - a detta di alcuni scienziati americani citati oggi dal Times - se nella fabbricazione dei perni fosse stato usata una percentuale minore di polvere di ferro («slag»). Sotto la terribile pressione dell'acqua penetrata nella falla provocata dall'iceberg, i perni cedettero e cinque o sei compartimenti stagni si riempirono di acqua provocando il rapido affondamento della nave che si inabissò in due ore e 40 minuti. Se la percentuale di polvere di ferro fosse stata del 2 per cento e non del 9, come effettivamente fu, i perni avrebbero resistito e solo due compartimenti stagni si sarebbero allagati.
Di conseguenza il Titanic sarebbe rimasto a galla per diverse ore e questo, sostengono i curatori della ricerca, docenti presso le università del Maryland e dell'Oregon, avrebbe consentito alla nave Carpathia, che per prima rispose allSos e che arrivò due ore dopo l'affondamento, di trarre in salvo una buona parte dei passeggeri se non addirittura tutti.
Partita da Southampton per New York il 10 aprile 1912 (era il viaggio inaugurale) il Titanic era l'orgoglio della marina mercantile britannica e il più grande transatlantico allora esistente. Appena varata dai cantieri Harland and Wolff di Belfast, la stampa inglese l'aveva subito definita «l'inaffondabile».
Ma l«inaffondabile» si inabissò durante il suo viaggio inaugurale non lontano dalle coste canadesi di Terranova e, già negli anni successivi, la gloriosa storia della marina mercantile e militare della Gran Bretagna consentì agli inglesi di trasformare quello che per altri sarebbe stato un clamoroso fallimento in una tragica epopea dei mari.
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