Roma

Tivoli gemellata a Palmira grazie a Zenobia

La cittadina laziale dove l’eroina siriana fu imprigionata nel 272 d.C. sarà gemellata con la celebre località sede di uno dei più prestigiosi scavi archeologici romani

Tivoli gemellata a Palmira grazie a Zenobia

Anna Maria Greco

Una catena montuosa fa ala sulla sinistra alla strada asfaltata che da Damasco taglia la steppa siriana verso nord. A metà del percorso i beduini del Bagdad Cafè offrono tè alla menta e caffè forte. E, quando le alture declinano in una gola dove le carovane di mercanti viaggiavano da Oriente fino al Mar Mediterraneo, ecco il miraggio dell’antica città di Palmira: un’oasi verde di palme e ulivi che dai tempi di Alessandro Magno e poi come colonia dell’Impero romano ha costruito la sua potenza e la sua ricchezza proprio sulla privilegiata posizione di crocevia.
L’atmosfera è intatta attorno all’incredibile Arco di trionfo che introduce alla via delimitata da colonne corinzie, tra i fori, il Senato e l’anfiteatro mirabilmente restaurato, l’agorà e l’impontente tempio del dio Bel, poi trasformato in chiesa cristiana, in cui si fondono gli stili greco, romano e bizantinismi, con elementi orientali come le piccole piramidi a gradoni, tipo ziguratt e i capitelli dai fiori di loto. Nulla di moderno rompe l’incanto e le rovine si tingono di rosa all’alba e al tramondo. Sullo sfondo, aggiunge fascino la rocca con un misterioso castello arabo.
La capitale della regina Zenobia, che sfidò l’imperatore Aureliano facendo coniare monete che la chiamavano Augusta, è uno dei gioielli sui quali punta la Siria per aprirsi all’Europa con il turismo culturale. Si comincia dall’Italia, sulla base delle comuni radici e così si spiega il gemellaggio che si sta concludendo tra Palmira e Tivoli, dove l’orgogliosa Zenobia fu condotta nel 272 dopo Cristo in catene d’oro per essere imprigionata in una delle ville. A fine novembre in Siria è attesa la delegazione del Comune di Tivoli e per Natale è prevista la firma dell’accordo. «Le due città - spiega Faisal Najati, direttore delle Attività turistiche del ministero del Turismo siriano - hanno uno storico rapporto e vogliamo avviare un progetto per scambi culturali con convegni di arte e letteratura, promuovere il turismo tra i due centri e collaborare per la conservazione del patrimonio».
Molti esperti italiani lavorano nei più importanti dei 3mila siti archeologici della Siria. La mitica città di Ebla è stata scoperta 40 anni fa dalla missione guidata dal professor Paolo Matthiae dell’Università «La Sapienza» di Roma e da 7 anni a Qatna sono impegnati archeologi dell’università di Udine e Verona, guidati dal professor Daniele Morandi Bonacossi.
Il legame tra Italia e Siria è suggellato anche dalla consegna a Damasco del Premio Paestum, istituito quest’anno dalla Provincia di Salerno, ad Asma Al-Assad, moglie del presidente Bashar per il suo impegno nella valorizzazione del patrimonio artistico.

Lo stesso riconoscimento sarà consegnato giovedì al professor Matthiae a Paestum, all’apertura dell’VIII edizione della Borsa mediterranea del turismo archeologico dal presidente Ugo Picarelli.

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