Va? Non va? Resta? Non sera fatto in tempo a leggere la sdegnata intervista a Repubblica nella quale annunciava di trasferirsi a Parigi o a Francoforte per sottrarsi ai ladri romani che gli hanno depredato lo studio a un passo da Campo de Fiori, e già sul Corriere riannunciava: «Quasi quasi prendo un aereo e torno a Roma». Ce laveva, larchitetto in nero, il man in black della Fiera di Milano, con il suo compagno di partito Bertinotti, «colpevole» di aver partecipato, sedendosi tra «generali tromboni e politici guerrafondai», alla parata del 2 giugno. Fuksas è uomo fantasioso. Non mette i fiori nei nostri cannoni, ma vorrebbe trasformare i carri armati in caffettiere, privandoli di quelle lunghe escrescenze viriliste dette appunto cannoni, per poi rottamarle sotto le insegne iridate. E dei missili che ne farebbe? Magari delle penne.
Almeno Tabucchi, e prima di lui Eco e Bertolucci, avevano un motivo per espatriare: cera Berlusconi al governo, col suo regime totalitario e schiavizzante. Fuksas no. Gli hanno rubato 28 computer, nella capitale governata dallamico Veltroni, e ora spiega che «bisogna fare qualcosa per questa città, altrimenti come me fuggiranno anche altri».
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