Trieste - «Dove abito hanno derubato cinque famiglie. A casa di mia figlia sono entrati tre volte, a tal punto che l’ha venduta, terrorizzata dai ladri. Adesso salta fuori che per un errore li hanno liberati. Sono inferocito, ma che giustizia è questa?». Si sfoga con il Giornale Eugenio Pahor, una delle vittime triestine della banda di albanesi che ha messo a segno 27 colpi in diverse province, dal capoluogo giuliano a Milano passando per Treviso e Vicenza. Questi i casi accertati, ma secondo la stampa locale i tre albanesi, fra i 20 e i 30 anni, sono sospettati di ben 64 furti in ville e appartamenti. Delinquenti matricolati, che venerdì scorso sono stati rilasciati per sbaglio.
Il pubblico ministero della Procura di Trieste, Maddalena Chergia, non ha presentato in tempo la richiesta di rinvio a giudizio. Complici le ferie estive ed un errore della sua segreteria. Il pubblico ministero pensava che Artan Mercina, 30 anni, Elvis Mercina, 20, e Blerim Reci, 28 dovessero rimanere nel carcere del Corneo a Trieste ancora un mese. Invece la custodia preventiva scadeva in agosto, quando i palazzi di giustizia sono deserti perché quasi tutti vanno al mare.
Fabio Crea, l’avvocato difensore di Treviso della «banda del buco», se ne è accorto e ha chiesto la scarcerazione al Gip Raffaele Morvay. «Era scaduto il termine e non c’è stata la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm. Non ho potuto fare altrimenti» ha spiegato il magistrato delle indagini preliminari al quotidiano di Trieste Il Piccolo. I ladri, in quanto calndestini, sono stati espulsi e oggi girano liberi per l’Albania. La beffa è che se decidessero di tornare illegalmente in Italia rischiano ben poco. Con le nuove norme del pacchetto sicurezza non potrebbero essere processati. Una frittata giudiziaria ammessa a denti stretti dal procuratore capo di Trieste, Michele Dalla Costa. «È stata un’erronea indicazione della segreteria del magistrato della data di decorrenza della custodia cautelare. È successo...», ha dichiarato alla stampa locale.
«Mi hanno rubato l’incasso della pizzeria. In casa di mio figlio, con tre bambine piccole che dormivano, si sono messi a defecare nel soggiorno – racconta Pahor sconfortato - Mi avevano detto che potevo detrarre dalle tasse i soldi rubati. Pensa che soddisfazione, ma ora che la magistratura ha sbagliato chi paga?».
La rabbia serpeggia fra le vittime della «banda del buco» albanese che l’ha fatta franca. Dall’inizio dell’anno avevano cominciato a terrorizzare l’altopiano carsico attorno a Trieste. Dopo aver perforato con un trapano porte o finestre le aprivano girando le maniglie con un filo di ferro. «Entravano in casa di notte con i proprietari che dormivano dentro. In pochi minuti arraffavano tutto quello che trovavano - spiegano alla squadra mobile di Trieste -. Talvolta si sono presi pure le chiavi delle macchine scappando a bordo delle automobili».
La «banda del buco» colpisce in tutto il Nord-Est e arriva a mettere a segno i furti fino a Lainate, in provincia di Milano. La notte del 12 febbraio la polizia li intercetta a bordo di una Bmw rubata di grossa cilindrata dopo l’ennesimo furto a Sistiana, vicino a Trieste. Scatta un rocambolesco inseguimento da film poliziesco. Alla fine due furfanti fuggono a piedi. Un terzo, Elvis Mercina, il più giovane, è preso. In carcere tiene la bocca chiusa, ma gli investigatori seguono le tracce delle macchine rubate. Una ventina di giorni dopo suo cugino Artan Mercina e Blerim Reci sono sorpresi in una delle basi della banda a Treviso. Nella rete dell’inchiesta finiscono altri tre albanesi fra fiancheggiatori e ricettatori.
Nel corso dell’operazione, nome in codice «Night robbers 2», la polizia recupera parte del bottino. In due alloggi individuati in Lombardia riemergono gioielli, telefonini, computer, macchine fotografiche e contanti per migliaia di euro.
In agosto scadono i termini di custodia preventiva, ma alla procura di Trieste sbagliano la data pensando di avere
tempo fino a settembre, al ritorno delle ferie. Bastava che il pm presentasse il rinvio a giudizio ed i tre ladri sarebbero rimasti in cella per altri sei mesi. Invece sono liberi in Albania.www.faustobiloslavo.com
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