Toldo sulla porta: Moratti prova a cederlo

da Milano

Se ne andrà a gennaio, se qualcuno sarà disposto a prenderlo. Scommettiamo che Francesco Toldo ora ride sotto i baffi che non ha? Il suo tiro a segno, via cavo, ha prodotto l’unico effetto possibile e prevedibile, anche prima di innescare la polemica: essere messo alla porta con sei mesi di anticipo. Ieri Toldo si è sorbito buffetti, chiacchiere, paternali. Prima davanti a Facchetti, un’ora e mezzo in sede, poi guardando negli occhi Mancini sul campo di Appiano, alla presenza del presidente. Stessi toni, non aspri ma seri, stesse parole: «Hai sbagliato e lo sai. Non dovevi parlare, specie in un momento così difficile». Mancini poi ha concluso. «Per me conta tornare a vincere». Toldo ha provato a difendersi chiedendo spiegazioni: «Mi sento escluso senza capire perché non sono stato preso in considerazione». «Perché Mancini parla solo con i suoi e poco con gli altri?». Interrogativi da bambino che succhia il dito, insomma poco oltre l’asilo infantile. Ora Toldo, 33 anni, quinta stagione in nerazzurro, tornerà a lavorare, ma intanto la società lavorerà per il futuro. Difficile che l’allenatore perdoni: quando litiga, o non apprezza, poi la fa pagare sempre.
Ma dire ti vendo, è più facile che provarci. L’Inter dovrà trovare una squadra che voglia il portiere, risolvere il problema del contratto pesante (3,5 milioni di euro), cercarsi un’alternativa affidabile e trovare una squadra di gradimento a Toldo, che ha già storto il naso all’ipotesi Palermo, città troppo lontana dai suoi interessi.

Nel frattempo la società prenderà un provvedimento morbido (multa), Mancini forse un altro (vedremo le convocazioni per il Livorno), mentre l’agente di Toldo ha fatto intendere l’operazione sganciamento: «Le parole di Toldo non volevano essere lesive nei confronti di società, allenatore e compagni. Lui è un giocatore dell’Inter e rimarrà per ora». Solo per ora.

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