Ma poi bisogna ascoltare il terzo ciddì, quello più malmostoso, poetico e ubriaco, per sedersi davvero a tavola con Tom Waits e sentire il suo fiato diventare pensiero. Ha pubblicato, e sono già un paio danni che ci pensa, il triplo Orphans, un fagotto di trenta canzoni mai sentite prima e cose sentite da pochi, insomma un totale di 56 brani che con la moglie Kathleen ha deciso di dividere in tre dischi, cioè nei tre ipotetici capitoli della sua biografia: Brawlers, bawlers & bastards, rissosi, urlatori e bastardi. Nei primi due visita da sobrio ogni genere della canzone americana, dal folk al country al rock, vuoi una ballata o un ritmo da garage, più roco o più sognante come ne aveva voglia.
Ma quandè finalmente bastardo, nel terzo ciddì, recita Bukowski, rifà i Ramones e persino King Kong di Daniel Johnston e manco lo riconosci, Tom Waits, con quella voce alterata, disfatta che sospira, geme, piange e prega come se a tavola, seduto con lui e con il bicchiere, ci fosse anche lultimo confessore, esterrefatto.Tom Waits Orphans (Spingo)
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