Tomat: «Siamo stanchi di pagare per chi sa solo sprecare le risorse»

«Nella manovra non c’è una riga che riguardi i tagli alla spesa pubblica»

Nostro inviato a Treviso

Presidente Andrea Tomat, lei guida l'Unione industriali della Marca trevigiana: perché in piazza, e perché proprio stavolta?
«Sappiamo di scontrarci con problemi eterni, per l'Italia. Non pretendiamo certo sia una Finanziaria a risolverli. Ma che almeno la politica, tutta, di governo e di opposizione, si concentri finalmente sulle nostre questioni, questo lo chiediamo a voce alta».
Dicono che esprimete solo mal di pancia, che avete solo paura di pagare le tasse.
«Gli evasori ci sono qui come altrove. Ma vorrei anche far notare che qui, più di altrove, si versa all'erario. Eppure non è questo il problema. La nostra gente chiede solo equità. Pagare le tasse va bene, la solidarietà va bene. Le tasse non si pagano più quando si ha la percezione che siano troppe, e che soprattutto vengano sprecate».
Ma qual è la vera colpa di Prodi?
«Ci aspettavamo una svolta sul tema più importante di tutti: la spesa pubblica. Il parastato, le pensioni, la burocrazia: bisogna intervenire. Invece hanno partorito questa Finanziaria che bada solo a reperire nuove entrate. Nessuna parola sui tagli alle uscite. Eppure mi pare che 600 miliardi siano una voce su cui lavorare...».
Si parla tanto del nuovo prelievo sui macchinoni Suv.
«Come se il problema fosse quello. Noi facciamo un discorso costruttivo e strutturale. Se su 600 miliardi di spesa pubblica riuscissimo a recuperare un 20 per cento, tagliando là dove si spende male e inutilmente, avremmo già in tasca 120 miliardi. Altro che tassa sui Suv. Invece, nella Finanziaria non c'è una riga per spiegare anche solo come recuperare l'1 per cento della spesa».
E perché Prodi non incide alla voce «spese»?
«Credo sia ostaggio di componenti governative che tutelano le rendite di minoranze del Paese. Da questo punto di vista, è molto preoccupante il silenzio del sindacato. In fondo, dovremmo parlare la stessa lingua, sugli sprechi e i privilegi...».
È dura chiudere i rubinetti.
«Io parlo delle spese totalmente improduttive. Ne abbiamo tantissime. Dall'Alitalia ai forestali della Sila, buttiamo denaro a perdere. Se un certo personale non serve, bisogna avere il coraggio di tagliare. Noi, come industriali, non possiamo più tollerare che i nostri dipendenti paghino anche per chi non produce».
Però dichiarare guerra all'evasione fiscale dovrebbe interessare anche voi.
«Hanno scritto che vogliono recuperare 8 miliardi dall'evasione. Perfetto. Però mi piacerebbe dicessero anche come recuperare altri 8 miliardi tagliando le spese inutili».
Perché l'evento degli industriali in piazza accade proprio a Treviso?
«Cosa devo dire? Qui abbiamo da sempre un'alta capacità di sentire i problemi legati all'azienda. Abbiamo l'amore e l'orgoglio per quello che abbiamo costruito in tanti anni, e che tutto il mondo ci invidia. Vorremmo che l'impresa fosse al centro dei ragionamenti, non ci piace venga messa al muro. Per questo siamo demoralizzati.

Non abbiamo la pretesa di fornire ricette. Non apriamo uno scontro ideologico, contro una parte o l'altra. Ci siamo mossi in maniera civile. Abbiamo lanciato il segnale. Non so se altri ci seguiranno. Spero solo ci ascoltino».

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