Dopo il bagno di folla in Alta Badia, dopo il fatidico compleanno che lha fatto entrare negli «anta» riportandolo per un giorno su tutti i giornali come ai bei tempi, Alberto Tomba è stanco, anzi stufo. La battuta con i numeri gli sgorga naturale come dopo una vittoria («Fino allaltro ieri la febbre era alta, a 39, ma da ieri è ancora salita e ora è a 40»), dopo tutti i complimenti ricevuti per il fisico ancora prestante, ammette di sentirsi «come un trentenne», ma cè un ma. «Ancora una volta hanno parlato di me in un modo che non mi è piaciuto: Tomba è stato in discoteca, Tomba ha detto scemenze in televisione, Tomba di qua e Tomba di là. Perché nessuno mi chiede perché alla domanda sul canadese John Kucera ho risposto parlando della neve e della pista? Avrei risposto dicendo che semplicemente non avevo sentito la domanda, perché stavo infilando lauricolare e quindi quando mi hanno messo il microfono davanti ho detto la prima cosa che mi veniva in mente, generica, sulla gara».
Non ci dirà che sa chi è John Kucera: anche a unaltra domanda sui canadesi ha risposto parlando di Calgary 1988 e dei suoi due titoli olimpici.
«E del bolognese che ha fatto fermare il festival di Sanremo perché stava vincendo lo slalom? Sai che fastidio ho sempre dato a certa gente? Ero, sono un cittadino, di Bologna per di più, sai che smacco per i montanari, davo fastidio a tanti, solo quando me ne sono andato si sono accorti che Tomba faceva comodo, ma in Italia è un classico, si fanno monumenti solo a quelli che non ci sono più, Fausto Coppi, Alberto Sordi, Marco Pantani sono i primi nomi che mi vengono in mente. Io avrei continuato altri dieci anni, fisicamente oggi sono come allora, ma era la testa che non andava più, hanno scritto di tutto e di più ma non le cose essenziali, la vittoria stancava, le medaglie anche, bisognava trovare altro, non hanno scritto che ero uno sciatore, devi farti il mazzo per fare lo sciatore, sacrifici, non è uno sport di città dove vai in palestra poi ti fai una bella doccia ed esci e torni a casa, anche se sono figlio di papà lo sci non si fa in città, mi allenavo anchio, anche se per qualcuno non ho mai fatto niente, gli viene tutto facile dicevano, mette gli sci a novembre e vince, solo perché arrivavo in pista due ore dopo Girardelli. Non è stato mai riconosciuto il mio impegno, però vendevo bene per gli scoop e le notizie sullextra sci, mai parlato della persona, dellAlberto. Ha dato fastidio che vincessi a 20 anni, avevo tutto, avevo troppo, specie per quelli che non mi conoscevano davvero, che stavano chiusi nelle redazioni dei giornali e facevano i titoli, disastrosi, fuorvianti, cè gente però che legge solo quelli, io li vedo, in aereo magari, hop, aprono, sfogliano, leggono il titolo, ah Tomba ne ha fatta unaltra delle sue. Io mi arrabbiavo per questo, non mi piaceva che si desse di me unimmagine sbagliata. Ecco è per tutto questo che ho smesso, se no chissà, magari adesso sarei ancora in pista, oggi a Hinterstoder, in superG, anzi no, domani, in gigante, meglio. Perché il superG dopo la caduta di Val dIsère e la spalla rotta (a proposito, auguri a Nadia Fanchini, anche lei in Val dIsère, porta rogna!) non lho più fatto, ma avrei potuto vincere anche lì».
Un fiume in piena. Migliorato nella sintassi, non cè che dire. Maturato, ma sempre simpatico e travolgente.
Tomba: «Io, massacrato dai media»
Alberto polemico con i giornalisti: «Se mi avessero lasciato in pace avrei continuato per altri dieci anni. Fisicamente oggi mi sento come allora»
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.