«La tomba di nonno Mussolini non si tocca»

«È una follia, è una follia. Non ne voglio parlare, anzi non ne voglio neppure sentir parlare», dice al telefono Alessandra Mussolini, interpellata sulla possibilità che la salma di Benito venga trasferita da Predappio a Roma. Ma poi concede alla curiosità dello storico (e non a quella del giornalista) una frase scandita e asciutta, perché sia ben chiara: «Nonna Rachele mi ha lasciato un testamento morale: la tomba di nonno non si deve assolutamente toccare».
Non si preannuncia dunque facile la riunione degli eredi che Carla Puccini, vedova di Romano Mussolini, ha dichiarato di voler tenere a metà novembre negli uffici di un notaio, aggiungendo: «Per me Benito meriterebbe di riposare a Roma, in una collocazione adeguata». Sullo sfondo della vicenda in realtà si intuisce una questione di soldi, e non tanto per il comune “rosso”, che ottiene ogni anno begli introiti dal pellegrinaggio nostalgico di decine di migliaia di visitatori “neri”: seimila solo nell’ultima settimana, anche grazie all’anniversario della marcia su Roma. Ma il business maggiore è nelle mani di due uomini accomunati dalla smodata ammirazione verso il duce quanto divisi dagli affari. Il primo, Pierluigi Pompignoli, è da molto tempo proprietario di una grande rivendita di ricordini del Ventennio; il secondo, Domenico Morosini, qualche anno fa acquisì Villa Carena – la casa di campagna dei Mussolini – per trasformarla nella “Casa dei Ricordi”. Fra i due e la vedova di Romano Mussolini si intravedono fumose questioni economiche che ci interessano poco.
Invece ci piacerebbe sapere se l’amministrazione veltroniancapitolina, così cinematograficamente dinamica nell’attirare turismo a Roma, accetterebbe di buon grado il trasferimento della salma. E, se sì, dove? Se è ancora impossibile la traslazione al Pantheon dei resti di Vittorio Emanuele III, nulla osta per quelli del duce, che per anni vennero tenuti nascosti dai poteri postresistenziali e poi furono restituiti alla famiglia in una cassetta da imballaggio. Le decine di migliaia di visitatori diventerebbero, nella capitale, centinaia di migliaia.

Il comune di Roma è culturalmente e politicamente pronto a accettare, insieme agli introiti relativi, un simile omaggio all’uomo che ha più profondamente trasformato la città negli ultimi secoli? Se il sangue dei vinti fa ancora tanta paura - come dimostrano le reazioni scomposte ai libri di Pansa - fanno altrettanta paura anche le loro tombe?
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