Ma Tony Curtis l’aveva già interpretato

Ma Tony Curtis l’aveva già interpretato

Flags of Our Fathers di Clint Eastwood non è il primo film sul dramma dei tre militari superstiti del gruppo fotografato da Joe Rosenthal sul monte Suribachi di Iwo Jima nel 1945, mentre issa la bandiera degli Stati Uniti.
Nel 1961 l'aveva preceduto Il sesto eroe di Delbert Mann, con Tony Curtis e James Franciscus. Girato in bianco e nero, in Italia dove incassò poco non tanto per quello, quanto perché non era né un film di guerra (non c'erano scene di combattimento), ma un dramma di reduci. Proprio come I migliori anni della nostra vita di William Wyler (1946), ma senza tentazioni progressiste; proprio come Erano tutti miei figli di Irving Reis, ma senza avere dietro un dramma di Arthur Miller, allora prestigioso.
Tutt'altro: Delbert Mann firmava una storia di pura disperazione, quella dei tre sopravvissuti che avrebbero avuto un momento di gloria e una vita di oblio.

Curtis - allora uno dei divi hollywoodiani - bilanciava col suo personaggio di angosciato alcolizzato quello del bellimbusto, talora perfino travestito, di A qualcuno piace caldo di Billy Wilder, uscito nello due anni prima.

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