Tony Scott: 85 anni di creatività

Franco Fayenz

Il musicista giramondo è approdato definitivamente in Italia, patria degli avi. Parliamo di Tony Scott, clarinettista, sassofonista, pianista, compositore e arrangiatore americano. Viene da Morristown, nel New Jersey, dove è nato il 17 giugno 1921. Veleggia perciò verso gli 85 anni, ma non rinuncia al palcoscenico per nessuna ragione, e dice anche a chi non lo vuole sentire che lui si chiama in realtà Antonio Sciacca come la cittadina in provincia di Agrigento, e infatti i suoi ascendenti sono siciliani. Qualche tempo fa aveva rinunciato al clarinetto, limitando le sue esibizioni al sax tenore, ma adesso lo ha ripreso con sorprendente vigore. Così ha fatto a Roma, in un bel concerto tenuto nel teatro della Casa del Jazz con Mario Rusca al pianoforte, Luciano Milanese al contrabbasso e Paolo Pellegatti alla batteria, incorniciato da barba e capelli candidi (ma c’è chi ricorda Scott rapato a zero, proprio negli anni Settanta quando la calvizie non era affatto di moda). Lo hanno presentato Marcello Rosa e Mario Raja, che sanno bene quale impresa sia dialogare con lui. È più facile elencare con chi non abbia suonato Scott, piuttosto che il contrario. Farlo parlare significa scatenare un fiume di aneddoti, sempre in procinto di essere riuniti in un’autobiografia che non arriva mai.

Oltre che in America e in Europa, Scott è andato a cercare ispirazione in Africa e in India, da cui lo splendido album Music for Zen Meditation per la Verve. Adesso frequenta soprattutto temi standard. Non si tratta di un ripiego, ma di un desiderio di creatività semplice e chiara.

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