Il topo della Disney pronto a mangiarsi la Pixar

Secondo il «Wall Street Journal» l’accordo è imminente: se andasse in porto vedremo serie tv e cartoni sull’Ipod

Silvia Kramar

da New York

Da Walt Disney a Steve Jobs. Dal vecchio mondo dei cartoni animati creato dal padre di Topolino a quello computerizzato del padre della Apple e dell’Ipod. Se la Disney acquisterà la Pixar, come si sostiene adesso nel mondo dei media americano, Jobs diventerà di fatto il maggiore azionista privato del neo colosso a stelle e strisce: in poche parole, il padrone della Disney. Chissà se Walt ne sarebbe contento? Dal primo cartone animato prodotto negli Stati Uniti nel 1937, un indimenticabile Biancaneve e i sette nani che avrebbe fatto il giro del mondo, rimanendo settant'anni dopo ancora uno dei lungometraggi preferiti dai bambini del pianeta, alla super tecnologia degli Ipod di Steve Jobs la strada è stata lunga e difficile. Ma se effettivamente questo «matrimonio» miliardario ci sarà il futuro dei cartoni animati sarà super brillante e dovrebbe rallegrare i discendenti di Walt Disney.
La Pixar, piccolo studio di produzioni cinematografiche nato quasi in sordina, è già riuscito a ottenere risultati straordinari. Il suo primo cartoon, quel Toy story uscito nel 1995, era diventato il film più ricco dell'anno. Erano poi seguiti i primi cartoni animati prodotti e distribuiti insieme alla Disney, una collaborazione più che fortunata nata nel maggio del 1991: sei film della Pixar, dall'indimenticabile Monster Inc a A Bug's life, Toy story 2, Alla ricerca di Nemo e Gli Incredibili avevano guadagnato la strabiliante cifra di 3 miliardi di dollari.
Ormai da molti anni la Disney è guidata da Michael Eisner, un uomo intelligentissimo ma dal carattere spigoloso. Quest'ultimo non andava d'accordo con Steve Jobs e il matrimonio tra i genialoidi disegnatori della Pixar e i dollari della Disney sembrava condannato a diventare una separazione di fatto.
Solo dopo che Eisner era stato «convinto» a dare le dimissioni lo scorso ottobre, il suo successore Robert Iger era tornato ad abbracciare la genialità di Jobs e quello di John Lasseter, responsabile di un reparto così creativo che la Pixar è persino riuscita ad aggiudicarsi un Golden Globe coi suoi cartoni animati.
Se la Disney adesso riuscirà ad acquistare lo studio cinematografico di Jobs l'unione potrà generare i più bei cartoni animati della storia: la storia della Pixar, che presenterà il 9 giugno il suo nuovo lungometraggio intitolato Cars, un divertentissimo cartone animato popolato di automobili che parlano tra di loro, adesso è anche rappresentata in una mostra sul cinema a fumetti al prestigioso Museo d'arte moderna di New York.
Secondo il Wall Street Journal l'accordo tra la Disney e la Pixar sarebbe ormai prossimo. Quest'ultima vale ormai 6,7 miliardi di dollari e la Disney intende acquistarla barattando le proprie azioni, trasformando appunto Steve Jobs nel suo azionista privato di maggioranza col 50,6 per cento delle azioni (60 milioni di azioni, pari a 3,44 miliardi di dollari). Se il matrimonio si farà gli Ipod della Apple potrebbero arrivare a trasmettere le serie televisive più seguite della Disney come Le casalinghe disperate, tanto per citare un titolo.
Ieri mattina la notizia aveva fatto lievitare il valore delle azioni della Pixar del 5,7 per cento, mentre quelle della Dinsey erano leggermente in ribasso.

Ma attorno al tavolo delle trattative il prezzo dell'acquisizione continua ad oscillare: i portavoce delle due parti stanno parlando solo la lingua del dollaro. E quando si tratta di miliardi di dollari, le frasi, la punteggiatura e le pause possono essere molto, molto lunghe.

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