Torna dall’Australia la cartolina dell’avo spedita un secolo fa

Recuperato dai discendenti il documento che Italo Ghiglione, capostipite di generazioni di filatelici, aveva scritto a un suo corrispondente locale

Torna dall’Australia  la cartolina dell’avo spedita un secolo fa

(...) Gli odierni titolari della ditta Ghiglione, Piero e suo figlio Roberto, ovviamente non avevano alcuna informazione circa il carteggio intrattenuto dal loro antenato con lo sconosciuto Mr. Heslop.
Nel 1935 la ditta aveva festeggiato il cinquantenario della fondazione, a Italo era succeduto il figlio Ezio che aveva trasferito il negozio in Salita San Matteo e nel 1968 il timone era passato a Piero, affiancato una decina di anni fa da Roberto.
Nel frattempo la ditta era divenuta centenaria, era nato il web e contatti e informazioni viaggiavano in tempo reale ai quattro angoli del globo.
Così, proprio grazie alla rete e in modo alquanto avventuroso, la cartolina postale scritta da Italo nel 1912 è recentemente tornata a Genova.
Scovata su e-bay da un collezionista di Rossiglione, cliente della ditta, che aveva digitato «Genoa» in cerca di cimeli è stata acquistata per pochi dollari e offerta in omaggio ai titolari, che hanno in questo modo appreso la storia. E si sono anche aperti altri scenari.
Piero ricorda che da sempre viaggiavano per la sua casa quando era bambino, due bauli pieni di francobolli australiani dell'inizio del '900. Nessuno sapeva come fossero arrivati lì né chi li avesse acquistati.
Portati anni fa ad una fiera filatelica, avevano suscitato le brame di un collezionista austriaco che dopo averne comprato letteralmente qualche chilo si era dichiarato disposto a rilevare l'intero stock. Inutile dire che era stato accontentato di buon grado.
Ora, la vecchia cartolina, tornata nel luogo da dove era partita quasi un secolo fa, getta luce sull'origine dei due misteriosi bauli.


Il buon Italo Ghiglione non si era evidentemente limitato a qualche foglio di francobolli ma aveva fatto le cose in grande, inondando casa e negozio di «francobolli comuni dell'Oceania».
E la sua missiva, conservata per molti decenni da qualche discendente di Mr. Heslop, è entrata di diritto fra i memorabilia della ditta in Piazza San Matteo.

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