La danza della fame. Ci sono cose a cui non sai neppure come rispondere. Le opposizioni per far fuori Berlusconi e ottenere da Napolitano un governo tecnico sono pronte a puntare sulla malasorte. In poche parole: sperano che lItalia fallisca come la Grecia. Non è uninvenzione giornalistica e neppure uninterpretazione maligna. Lo ha detto Angelo Sanza, plenipotenziario di Casini in Puglia. Tutto virgolettato e non smentito. Eccolo: «È paradossale, lo so, ma per il bene del Paese dobbiamo sperare in tensioni sui mercati che facciano temere un rischio Grecia».
È un invito agli speculatori a razziare i soldi e le speranze degli italiani. Qualcuno dirà: lo dice Sanza, mica i leader dellopposizione. Sbagliato. Sanza ha solo svelato la strategia del Pd e dellUdc. Cosa può convincere Napolitano a rinviare il voto di qualche anno e affidare il governo agli sconfitti delle ultime elezioni? Solo una crisi economica vera, con le banche in fibrillazione, nubi nere allorizzonte, la bancarotta alle porte, gli italiani nel panico e il caos finanziario. Ci serve unItalia da 29. A quel punto non si improvviserà un governo tecnico per la legge elettorale, richiesta di qualche mese fa, ma una sorta di comitato di salute pubblica per arginare lapocalisse economica. Le parole di Sanza sono appunto la sintesi di questo scenario. Per far fuori Berlusconi serve la paura, la fabbrica della paura. E via a tifare per il «rischio Grecia». Si guarda ad Atene, ci si sfrega le mani ascoltando le notizie che arrivano dallIrlanda e dal Portogallo. Come si fa ad andare al voto se mezza Europa piange miseria? La risposta però è semplice. Se davvero rischiamo la bancarotta allora è il caso di lasciare da parte lodio personale e i mal di pancia da cacicchi locali e non far cadere questo governo. Lemergenza si combatte con quello che cè: tutti insieme. Poi, passata la tempesta, si vede chi deve governare il dopo. Utopia? Forse. Ma neppure si può credere allidea che messo da parte Berlusconi tutti diventeremo belli, ricchi e contenti. Ma il messaggio che passa è proprio questo.
Il Cavaliere è il capro espiatorio. È lorigine di tutti i mali. Luomo macchiato dalla colpa che ha portato lItalia alla fine del mondo. Avete votato Berlusconi? Questa è la punizione divina. È il medioevo della politica.
La crisi di certo non è ancora passata. Forse non è il caso di giocare con gli dei dellOlimpo. Sono così dispettosi che finiscono per esaudirli certi desideri. Ma al di là della sfiga fa impressione come lodio contro il Cavaliere stia diventando nichilista. Non è più il vecchio antiberlusconismo. Non è più solo contrasto politico. È voglia di deserto, di rovine, di cataclismi. È lItalia da vedere in malora. È lideologia dellanti-italianità. Il ragionamento è più o meno questo: se per far fuori Berlusconi serve unItalia in ginocchio, allora così sia. E giù bombe. Il prezzo è altissimo, ma per gli anti Cav il gioco vale la candela. È un sentimento cinico, ma cè sempre un prete che poi ti assolve.
Le migliori menti di questa opposizione si sono vestite di nero e come gufi, malocchi, fattucchieri, monatti, avvelenatori, buttano sale sulle sciagure italiane. Pregano il peggio. Hanno guardato negli occhi la crisi, sperando che fosse più scura della mezzanotte. Hanno benedetto i mutui subprime. LAmerica avrebbe portato qui il virus, sventrando le banche, leconomia, i risparmi, il commercio, lasciando sul lastrico lintera Babilonia. E quando la crisi è arretrata, risaccando, hanno maledetto la fortuna di Tremonti, scommettendo ancora sulla malasorte.
Ma allora è davvero questa la politica? Tutti i discorsi sulla responsabilità si riducono a benedire la disfatta? Una cosa però ormai è chiara. Non cè speranza se lalternativa a Berlusconi sono solo gli anti-berlusconiani.
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