Roma

Torna la legalità, sgomberato il Regina Elena

Regina Elena, tutti fuori. Dopo due anni di okkupazione, si sgombera. Nessun preavviso. Il prefetto Giuseppe Pecoraro mostra di preferire i fatti alle parole. Il blitz è scattato ieri alle prime luci dell’alba. Una operazione evidentemente pianificata da giorni. In campo venti camionette, quattro pullman, non meno di 300 fra poliziotti e carabinieri in tenuta anti-sommossa. In pochi minuti presidiata viale Ippocrate, sbarrata alla circolazione viale dell’Università, circondato l’intero edificio tra via del Castro Laurenziano e viale Regina Elena. Ranghi compatti. La zona è transennata. Nessuno può avvicinarsi.
Nell’ospedale intanto la confusione regna sovrana. Al momento del blitz, dentro si trovano circa duecento famiglie, in maggioranza africani, asiatici, romeni. Le donne con i bambini in braccio abbandonano subito lo stabile. Parecchi, forse privi di permesso di soggiorno, si dileguano di corsa dalle uscite laterali. Lo zoccolo duro degli okkupanti, invece, circa cento persone, si barrica in un’ala dei padiglioni. Due-tre giovani salgono sul tetto del palazzo. Agitano un drappo rosso.
Slogan ritmati dalle finestre contro la polizia, che presidia il cortile. Sul posto si precipita Tarzan, al secolo Andrea Alzetta, consigliere comunale della Sinistra Arcobaleno, esponente di punta di Action: «È una operazione di polizia enorme e inaccettabile - protesta subito - lo stabile sta per essere evacuato forse per essere restituito all’Università e ricadere nell’abbandono, o forse per diventare l’ennesimo affare di qualche gruppo bancario o immobiliare». Solite parole di tutte le okkupazioni. Peccato che Tarzan dimentichi, o finga di dimenticare, che il Regina Elena è destinato a clinica di ematologia. Ai malati. A rammentarlo poco più tardi è lo stesso Rettore de La Sapienza, Luigi Frati: «Ogni tre mesi, dal 2006, sollecitiamo il prefetto e la Procura della Repubblica a rendere disponibili i locali del Regina Elena. La richiesta viene rinnovata di continuo perché l’azienda vi deve realizzare il reparto di ematologia oncologica. I malati di leucemia e altri tumori - aggiunge Frati - sono sistemati in topaie perché il Regina Elena è occupato. Il problema della casa è drammatico a Roma, ma non è l'Università a doversene fare carico».
Ma la sinistra antagonista non se ne dà per intesa. Da Action parte un avvertimento minaccioso al sindaco Alemanno: «Era in corso una trattativa con il Comune per trovare una soluzione alternativa, invece ecco cosa sta succedendo... Adesso anche da parte nostra ci sarà una dura lotta». Immediata la replica di Alemanno, in partenza per Lourdes: «La richiesta dello sgombero è della Sapienza, che vuole riprendere possesso del Regina Elena. Spero che prevalga il buon senso». A sostegno delle famiglie sgomberate, Protezione civile e V dipartimento, vigili urbani e addetti dell’Ama danno subito una grossa mano. Il Comune mette in campo due camion frigo per la distribuzione di 4mila bottiglie d’acqua, 10 bagni chimici. E 15 camion per i traslochi: «Non lasceremo nessuno senza un tetto», assicura il Campidoglio. Su circa 500 okkupanti, 366 persone, di cui 92 minori, sono sistemate dal Comune in cinque strutture di accoglienza del Vicariato: la Casa della Pace, Orsa e Malvagna nell’VIII Municipio, Fieschi nel XVI, Vermicino nel X. «A tutti, avverte una nota del Campidoglio, saranno forniti tre pasti al giorno».
Non mancano intanto momenti di tensione. Alle 12 gli ex okkupanti organizzano un corteo che si muove da viale Ippocrate e giunge a Porta Maggiore, bloccando la linea ferroviaria e il traffico automobilistico. «Occupiamo tutto», gridano. Nel pomeriggio alle 17 i manifestanti, circa 2-300, si radunano sotto il Campidoglio. Annunciano che trascorreranno la notte là, una decina di loro si arrampica addirittura sul tetto dei Musei capitolino. «Presto ci saranno nuove occupazioni», annuncia Bartolo Mancuso, di Action: «Hanno voluto la guerra e guerra sarà». La sinistra estrema dà manforte alla protesta: addirittura di «situazione cilena» parla il consigliere provinciale Peciola, Sinistra e Libertà. Ma è una posizione pressoché isolata. Perfino il Pd prende le distanze: il consigliere regionale Gargano riconosce che «lo sgombero era necessario, il Regina Elena deve andare alla sanità». D’accordo anche l’Udc: «Bene lo sgombero» dice il consigliere Onorato. Dal Pdl intanto un coro: «È stata ripristinata la legalità», affermano i consiglieri Andrea De Priamo e Fabrizio Santori. Marco Visconti è pragmatico: «L’università rischiava di perdere i fondi per la ristrutturazione del Policlinico».

«Capisco il dramma dei senzatetto - conclude il professor Fernando Aiuti, presidente commissione sanità del Comune - ma ancora più drammatica è la situazione di coloro che sono malati e privi di assistenza adeguata».

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