Torna mani pulite: sapone in Tribunale

MilanoTorna l’operazione «Mani Pulite»: proprio nel Palazzo di giustizia che nel 1992 vide Di Pietro e colleghi dare l’assalto ai cieli della Prima Repubblica. Stavolta però non si tratta di una inchiesta, ma più semplicemente del gesto fisico cui metaforicamente si ispirarono i carabinieri che indagavano su Mario Chiesa. Il gesto di chi, in nome di una sana abitudine, si insapona e si sfrega le mani per eliminarne sporcizia, germi e quant’altro.
Da pochi giorni, il tribunale di Milano ha lanciato una silenziosa campagna a favore dell’igiene. Nessuna conferenza stampa della presidentessa Pomodoro, nessun comunicato dell’ordine degli Avvocati. Ma per vie di fatto all’entrata più frequentata del tribunale, quella che affaccia su via Freguglia, è stato recentemente collocato un dispensatore di schiuma germicida, che fa bella mostra di sè tra le due porte a scorrimento che - nell’ambito dei lavori di ristrutturazione del vecchio palazzo - hanno recentemente preso il posto delle porte blindate. Sul dispenser svetta uno slogan: «Sanitizza qui le tue mani». Il neologismo è oggettivamente disgustoso, ma l’idea che ci sta dietro sembra comunque nobile. Anche in tempi di ristrettezze di bilanci, lo stanziamento - che peraltro si intuisce modesto - appare benemerito. Soprattutto in tempi di Escherichia coli, lavarsi bene le mani è un suggerimento mai sufficientemente ascoltato.
Resta un dubbio che il Giornale non è stato in grado di risolvere. Quando è previsto che si debba utilizzare la schiuma germicida? Entrando in tribunale, per evitare di portare all’interno le schifezze della città? O uscendo, per non diffondere nella metropoli i germi raccolti in tribunale? O sia all’entrata che all’uscita, in modo da mantenere separati i due universi microbiologici? Il cartello, purtroppo, non lo specifica.
In altri contesti urbani, dove sono apparsi i medesimi contenitori di schiuma, la risposta è più semplice: in un asilo nido, per esempio, parrebbe ovvio che l’invito sottinteso sia quello di pulirsi bene le estremità prima di accedere ai locali dove bazzicano i pargoli. Ma in tribunale la risposta è più ardua.

Anche perché per trovarla occorrerebbe forse sciogliere un nodo filosofico su cui gli osservatori delle cose di giustizia si arrovellano da secoli: è più pulito il mondo che approda nelle aule di tribunale, o quello che riesce a starne fuori?

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