
Correva maggio, anno domini 2019. Festival di Cannes. Il Covid era uno sconosciuto ma Mektoub, my love - Intermezzo fece parlare di sé per qualche scena un po' spinta e un'attrice che lasciò la sala dove era proiettato oltre mezzanotte. Da allora della saga sui ragazzi di Sète e delle ambizioni cinematografiche di Amin non si era saputo più nulla finché, a sorpresa, è rispuntato a Locarno. Terza attesissima puntata e nuova polemica. Mektoub, my love - Canto 2 è solo la terza puntata della serie o è la fine della trilogia Il mistero lo potrebbe sciogliere solo il regista Abdellatif Kechiche. Di certo c'è che il giallo si alimenta da solo. Dall'entourage del festival trapela che "no, non ci sarà un seguito". Il ciclo è dedicato alla solare bellezza giovanile e non si può certo farli diventar vecchi, questi ragazzi. Per chi il film l'ha visto è impossibile - o meglio, illogico - pensare che tutto finisca qui. In primo luogo perché da maggio 2019 ad agosto 2025 fanno sei anni sei in cui i cinefili continuavano a interrogarsi. Ma il destino - mektoub in arabo significa proprio questo - si è compiuto così In secondo luogo perché questa sospirata puntata, già tradotta in italiano, quindi di imminente uscita in sala, finisce lasciando aperti infiniti interrogativi che non potranno essere svelati qui per ragioni fin troppo evidenti.
Spieghiamoci senza dire, le storie dei vari giovani in ballo restano apertissime (nella foto, il cast). Il film dura due ore e, per oltre due terzi del tempo, si continua nel racconto delle ambizioni di Amin, suffragate dall'entusiasmo di un produttore americano. Tocca poi alla gravidanza di Ophélie che sposerà Clement ma il figlio non è suo e nemmeno di Amin. E poi c'è Tony, playboy a buon mercato.
Tutto sembra scorrere nel più placido dei toni finché da una rivoltella non esplodono pallottole tutt'altro che risolutrici. Compare anche la polizia e ci fermiamo qui per rispetto di trama spettatori, autori, produzione, distribuzione e via elencando.