Torna la moda dei «matrimoni» Ubi e il Banco scattano in Borsa

Riparte il «gioco delle coppie» tra le banche quotate in Piazza Affari. Ieri è stato il turno della possibile aggregazione tra il Banco Popolare e Ubi Banca, un ritornello che in pochi mesi è tornato più volte nelle sale operative. I due gruppi, interpellati dalla Consob, hanno bollato le nozze come «prive di ogni fondamento» ma gli investitori non hanno abbassato la guardia: il Banco Popolare ha guadagnato il 6,8%, a 5,76 euro, Ubi il 6,7% a 11,45 euro, a dispetto del fatto che per il gruppo bresciano fosse la quarta smentita ufficiale e che in agosto il Banco fosse giunto a presentare un esposto all’Authority guidata da Lamberto Cardia.
Anche se al momento non c’è nulla di concreto, resta però il fatto che quando a fine novembre Giampiero Auletta Armenise lasciò le redini di Ubi a Victor Massiah, alcuni dirigenti del gruppo riferirono che il top banker avesse inciampato sia sul tentativo di stringere ulteriormente i costi sia sul desiderio di «sondare» Verona. A cui si aggiunge che anche il Banco ha da poco «congedato» l’ad Fabio Innocenzi. I lavori di «ristrutturazione» che il presidente Carlo Fratta Pasini ha affidato a Pier Francesco Saviotti appaiono però preliminari a qualsiasi prova di incastro visto che il Banco capitalizza la metà di Ubi: 3,69 miliardi contro 7,31 miliardi. Ieri, però, più dei problemi di Italease ha potuto la voglia di scommettere degli investitori, spinti dalla positiva pagella sui due gruppi creditizi stilata dagli analisti di Keefe Bruyette & Woods (Kwb).
Solo martedì la Borsa aveva invece sognato le nozze tra Unicredit e Mediobanca, da cui sarebbe nato un blocco in grado di sconvolgere gli equilibri di Generali, lo snodo più delicato della grande finanza italiana. Anche Piazza Cordusio e Piazzetta Cuccia hanno definito ogni ipotesi di avvicinamento «priva di fondamento». Un ballon d’essai ma il fatto che nei primi giorni dell’anno gli investitori siano tornati a ragionare su possibili operazioni straordinarie rappresenta un segnale di fiducia. Sufficiente, ieri, per permettere a Milano (meno 0,6%) di contenere i danni rispetto alle altre piazze europee: Parigi ha ceduto l’1,5%, Francoforte l’1,7% e Londra il 2,8%. Tutte appesantite da Wall Street (meno 2,7% il Dow Jones, meno 3,2% il Nasdaq) e dalle difficoltà dell’economia americana: oltre 690mila i posti di lavoro persi nel settore privato a dicembre, a cui si è aggiunto l’allarme utili lanciato da Intel e Time Warner.

La situazione economica è «severa» (in Usa sono scese dell’8,2% anche le richieste di mutui) e il piano di rilancio sarà costoso, ha avvertito il neopresidente americano Barack Obama che oggi dovrebbe presentare le linee guida del proprio progetto per risollevare il mercato statunitense e creare 3 milioni di posti di lavoro.
L’anno inizia con segnali preoccupanti anche per i titoli di Stato: ieri un’asta sui «pregiati» bund tedeschi a 10 anni ha registrato domande inferiori ai sei miliardi offerti.

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