«Questa strage è un episodio tremendo, inaudito. Ci illudevamo che la persecuzione si fosse fermata, che la situazione per noi cristiani stesse migliorando. E invece è arrivato quest’attacco spaventoso alla chiesa dei Siri. Questo è un colpo al cuore di tutti i cristiani d’Irak. È tornata la paura. Io e tutti i cristiani ci sentiamo di nuovo in prima linea».
Monsignor Shlemon Warduni, 67 anni, vescovo ausiliario del patriarcato Caldeo di Babilonia, è ancora sbigottito per la strage consumatasi tra le navate della chiesa assira di Saiydat al Nayat (Nostra Signora del Perpetuo Soccorso), nel cuore di Bagdad. «Tutti voi chiamate e mi chiedete perché. Ma che ne so? Chiamate i terroristi. Chiedetelo a chi continua a colpirci. Rivolgetevi a chi non fa nulla per fermarli. Io so solo che sono entrati in una chiesa, in una “Casa del Signore” come diciamo qui in Irak, hanno preso in ostaggio i nostri fedeli, si sono fatti saltare e hanno ucciso 30 persone, tra cui due preti. Nessuno attacca mai le moschee o i luoghi sacri dei musulmani. Quelli dei cristiani invece sono sempre nel mirino».
Per il ministro della difesa iracheno il blitz per liberare gli ostaggi è stato un successo...
«Non giudico. Lui ha detto così, ma noi vediamo il risultato. Davanti ai nostri occhi c’è una chiesa distrutta, devastata dai combattimenti. Vediamo il sangue dappertutto, sui muri, sull’altare, fin sopra il soffitto. Io non giudico, ma i risultati sono questi».
È ripresa la persecuzione?
«Non so dirglielo. So che hanno commesso un’azione malvagia, sporca e tremendamente negativa. È un atto disumano, neppure gli animali si comportano così. Gli autori di questo orribile delitto sostenevano di volere la liberazione dei propri compagni. Ma per ottenerla hanno preso in ostaggio dei cristiani e li hanno massacrati. Forse è la continuazione della persecuzione che dura da tanto tempo. Vorrei essere un profeta e offrirle qualche certezza, ma non sono più in grado di giudicare. So solo che gli attacchi si susseguono da anni».
E nessuno fa nulla?
«Negli anni Novanta eravamo più di un milione, eravamo felici e rispettati. Nel 2003, dopo l’invasione americana, incominciano l’odio, gli attacchi, i rapimenti, i tentativi di cacciarci, la fuga di 250mila persone. Nel dicembre 2009 hanno colpito anche la mia chiesa con un’autobomba. Avevo morti e feriti davanti all’entrata. Fuori Bagdad non va meglio. Chi sperava di trovar pace a Mosul e dintorni, si sbagliava. Anche lì in quelle terre cristiane da millenni siamo stati attaccati e massacrati».
Perché nessuno muove un dito?
«Quando manca la legge è difficile governare. Per di più alla mancanza di legge, sicurezza e tranquillità si aggiunge l’assenza di un governo. In queste condizioni e con tutti i terroristi ancora in circolazione la situazione non può certo migliorare».
Cosa chiedete?
«Chiediamo solo che ci vengano riconosciuti i nostri diritti. Vogliamo solo che ci consentano di vivere nella nostra nazione al fianco degli altri cittadini.
Le parole del Papa vi sono d’aiuto?
«Ogni parola buona è sempre di grande aiuto. Noi conosciamo Sua Santità e lo sappiamo, Lui prega sempre per l’Irak».
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