Torna Ronnie Jones Il padre dei deejay domani al Blue Note

Divenne famoso con brani come «Video Games». Nel nuovo cd «Again» c’è anche Billy Cobham

Antonio Lodetti

I più distratti e i più lontani dalle storie di musica ricorderanno Ronnie Jones come un ammiccante ed affabile disc-jockey che, dalle onde di radio (allora si chiamavano «libere») come 105 e 101 ma anche da programmi tv come il glorioso Pop corn con Augusto Martelli o la prima Buona domenica di Costanzo, diffondeva scampoli di musica nera.
Ma per i musicofili Jones, americano del Massachusetts, ha cominciato la sua carriera nella Londra degli anni Sessanta, ribollente di blues, alla corte del grande Alexis Korner nella sua Blues Incorporated (dove è passata la crema del blues anni Sessanta, da Cyril Davies a Rod Stewart, da Brian Jones a Jack Bruce). Defilatosi dalla scena che conta - anche se ha scritto centinaia di canzoni - ora Ronnie Jones torna sulle scene con il nuovo album Again, disco a cavallo tra sapori blues, rhythm and blues, soul, disco e pop, e stasera lo presenta con un concerto-evento (un solo spettacolo alle 21 anzichè i soliti due) al Blue Note di Milano.
L’album è un gradevole miscuglio di atmosfere lente e movimentate, di divertimento e raffinatezza, con pezzi nuovi come I Am Who I Am e versioni di classici come What a Wonderful World, A Rainy Night In Georgia passando per Play That Funky Music di George Clinton e addirittura Waiting In Vain di Bob Marley (retaggio della sua militanza nella band reggae londinese Q Set). Nel disco ci sono ospiti illustri come il chitarrista dei Toto Steve Lukather col suo tocco un po’ rock un po’ bluesy; il campione della batteria funky-jazz Billy Cobham (ricordate il suo Spectrum?), il giovane sassofonista Bill Evans (dedito ultimamente alle contaminazioni tra jazz e country), senza dimenticare il nostro Fabrizio Bosso alla tromba e la produzione - ormai una garanzia internazionale - dei fratelli Nicolosi con la collaborazione di Emilio Foglio.
Foglio suona anche nella band tutta italiana che accompagna Jones su disco, e guida quella che sarà sul palco con lui stasera formata da Damiano Marino (anche lui alla chitarra), Micky Fazio alle tastiere, Max Pellegrini alle percussioni, Marco Mangelli al basso, Mino Petruzzelli alla batteria.
Un ponte tra passato e futuro che lega la strana e variegata carriera di Ronnie, che ha formato persino una band (in realtà durata pochissimi mesi) con John McLaughlin e ha duettato con Claudia Barry, ex voce dei discotecari Boney M; ha inciso tormentoni anni Ottanta come Video Games e Soulsister 8in testa alle hit parade) e ha eseguito classici soul come The Night Time Is the Right Time (vedi Ray Charles e in seguito i Creedence) e ha partecipato ai musical Hair e Orfeo 9. Ah, dimenticavamo, ormai Jones va verso i settant’anni ma non ha perso la voglia di fare il «soul man», di mettersi in gioco, di caricarsi e caricare il pubblico.
Lo ha fatto con band come Blues After Dark, Seven 40 fino agli attuali Soul Syndicate, cercando di imporre la sua personalità e il suo sound, magari un po’ troppo commerciale (anche se i suoi idoli sono B.B.

King e James Brown) per i veri appassionati di black music, ma estremamente sincero e viscerale. Ronnie Jones è un personaggio che ha sempre saputo comunicare in modo intelligente e contagioso, soprattutto dal vivo. Stasera lo aspettiamo, dopo tanto tempo, alla prova del nove.

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