da Roma
Avevate qualche dubbio? Ecco risorta la Casa delle libertà, in un battibaleno e più splendente che pria: in Belice e nellIrpinia sempiternamente terremotate dovrebbero prendere esempio dai riottosi alleati del Cavaliere che nellemergenza elettorale son corsi allopera completando anche il tetto della ricostruita casa comune. Per accontentare Casini, che addebita ancora a Berlusconi l«ectoplasma», questa Cdl «nuova di zecca» potremmo chiamarla Cdlp, Casa delle libertà popolari, in omaggio al Partito del popolo che saffianca a Forza Italia. Comunque tornano a casa tutti, senza che lamministratore condominiale abbia bisogno di ammazzare non dico il vitello grasso, ma nemmeno un cappone. Tutti, insieme e appassionatamente, come nel 2001. Anzi di più, perché saggiungono nuovi inquilini, mentre le microformazioni laiche che avevano trovato ospitalità nelle liste di Fi, stan cercando un monolocale autonomo nella casa comune. In fin dei conti, bisogna rispondere ai «nostri avversari» che «hanno paura di andare al voto perché sanno di perdere», avverte Fini rimproverando il centrosinistra: «La smettano con lipocrisia».
Con la rude semplicità che lo distingue, Umberto Bossi sintetizza lo stato presente delle cose, nellopposizione che assapora il ritorno nella stanza dei bottoni: «Penso proprio che Berlusconi sarà ancora il leader del centrodestra e certamente anche lUdc rientrerà nei ranghi. Dove volete che vada?». Il leader del Carroccio fissa le richieste «fondamentali e irrinunciabili» del programma leghista: federalismo e fisco, sicurezza e immigrazione, infrastrutture, famiglia e sburocratizzazione.
Anche Casini è già rientrato nei ranghi sapendo bene che in guerra non cè spazio per gli eroi solitari. LUdc solo a denti stretti ammette che il candidato premier non può essere che Berlusconi, «fateci resistere ancora un poco prima di dirlo», confida sorridente il segretario Cesa. Casini vorrebbe il passaggio di un governo tecnico che gli porti una legge elettorale di modello tedesco, ma è attento a non suscitare il fastidio e i sospetti del Cavaliere, se poi telefonando a Veltroni lo preme: «Convincilo tu, Berlusconi». Pubblicamente, il leader dellUdc spiega che quella di Berlusconi è «una risposta affrettata», però «sia chiaro che nessuno può pensare che lUdc si aggiunga a un pezzo del centrosinistra».
Cè poco da stupirsi, per la fulminea ricomparsa della Cdl: vuol dire che le fondamenta erano solide forse, ma più probabilmente e come sempre, la necessità rende virtuosi. Fini lo dice con sincerità e anche un pizzico di umiltà: «Nel momento in cui tutto cambia e non cè più il governo, credo sia una dovere per la Cdl mettere in evidenza ciò che unisce e non inseguire ciò che ci divideva in passato». Il leader di An chiede soltanto di «discutere il programma», ma non mette in dubbio la leadership e spiega che con Berlusconi «abbiamo avuto momenti di polemica e franca dialettica su due argomenti: il partito unico e la legge elettorale. Oggi è cambiato tutto, visto che si tratta di due argomenti, gli unici due motivi di contrasto. Del partito unitario torneremo a parlarne, tutti assieme, dopo le elezioni».
Dicevamo dei nuovi inquilini. Oltre alla Destra di Storace e al Partito dei pensionati già recuperato nel corso di questa legislatura, ci sarà quasi certamente lUdeur di Mastella - «al 70%», precisa Fabris perché la trattativa è ancora lunga e laboriosa - e il gruppetto di Dini. Come in ogni casa fresca dintonaci, cè fermento e speranza.
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