
È sempre una gioia vedere un artista che non molla (come diceva negli anni '70 la sua hit Musica ribelle) e che passati i 70 anni ha ancora voglia di mettersi alla prova ad alti livelli. Eugenio Finardi fa con l'impetuosità che gli è caratteristica e - a oltre 50 anni dall'esordio con il suo singolo Spacey Stacey e quello successivo Hard Rock Honey, due brani con sonorità hard rock e cantati in inglese - pubblica Tutto, l'album che con tutta probabilità sarà l'ultimo della sua onorata carriera. «Sono passati undici anni dal mio ultimo lavoro. Scrivere canzoni è una cosa seria e impegnativa».
Quindi?
«Non escludo un disco dal vivo o di cover, poi se tra qualche anno sarò ancora in forma vedremo. Comunque sono sempre attivo, prossimamente farò uno spettacolo teatrale che potrebbe rivelarsi una sorpresa anche per il mio pubblico. Infine sto organizzando una cosa curiosa, una mostra d'arte di chitarre. Si parla di Fender Telecaster dipinte a mano che arrivano dalla mia collezione. Provo a organizzare questo evento soprattutto per beneficenza».
Per adesso c'è questo album dal titolo significativo.
«Sì, non avrei potuto chiamarlo altrimenti perché comprende tutto me stesso e una quantità enorme di musiche differenti, di citazioni, di sillogismi, insomma è tutto me stesso nella musica e nella scrittura dei testi».
Cioè?
«Prima nello scrivere ero più didascalico, oggi sono più impressionista sia nel raccontare sentimenti che nel raccontare ciò che mi circonda».
Un album sentito.
«Ci sono dentro 50 anni di vita vissuta e ho sentito una sorta di fuoco dentro che mi ha spinto a lavorare con entusiasmo».
Anche con suoni più moderni.
«Sempre partendo dalla base acustica. In collaborazione con Giovanni Giuvazza Maggiore siamo andati alla ricerca di nuovi suoni senza tradire le radici. Quello che conta oggi è l'effetto sonoro, noi vogliamo tornare alla musica. Per questo abbiamo ascoltato alcune applicazioni, per fare quello che non fanno e quindi ci sono brani in 3/4, in 6/8 ed altri ancora più complicati. Credo sia il disco che mi rappresenta oggi, e non è certo rivolto ai ragazzi. Sotto i 35 anni penso che nessuno sappia chi sono io, così come io non conosco i cantanti di oggi. A Sanremo non conoscevo quasi nessuno e c'era solo Giorgia a rappresentare la vecchia guardia».
Però Eugenio Finardi non si è chiuso nella nostalgia.
«Nel disco c'è anche un cameo di mia figlia Pixel che ha contribuito a dare un tocco di gioventù anche se lei si occupa prevalentemente di produzione artistica».
Si sente vecchio?
«Assolutamente no. A parte gli acciacchi e la sordità, che mi ha impedito di usare la batteria sostituendola con suoni elettronici di grande effetto. C'è solo un brano con una batteria originale degli anni Ottanta e uno suonato da Vinnie Colaiuta. Anzi, non sono vecchio, mi pare di vivere una seconda adolescenza, i figli sono grandi, le cose girano e mi sento completamente libero».
Infatti va anche in tournèe.
«Sarà un lungo tour con una data zero il 16 maggio e poi via a giugno per tutta l'estate. Ci sarà proprio tutto, alcuni classici ma anche i nuovi brani in cui ciascuno può cercare paralleli o citazioni. Ad esempio in Francesca Sonia ho inserito una citazione da Amore diverso dell'83, o quando canto sopra il sole di Genova mi riferisco a De Andrè e Fossati».
Nel comporre questo album si è ispirato ai Beatles.
«È una storia curiosa. Ci voleva un metodo per scrivere. Così ho pensato al film Get Back dove i Beatles si trovavano tutti i giorni alle 11 in punto per scrivere e arrangiare i pezzi. Un giorno arrivarono John Lennon con Yoko Ono, lui con il suo pelliccione addosso e lo sguardo completamente fatto e Paulk McCartney gli fece vedere l'orologio per dirgli: sei in ritardo. Così anche io e Giuvazza ci siamo chiusi nel mio studio tutti i giorni dalle 11 alle 19 con un lavoro assolutamente rigoroso».
Ha abbandonato le sue radici blues?
«Assolutamente no, solo che per un incidente in bicicletta subito durante la pandemia non ho potuto curarmi e ora ho il braccio destro che non è al cento per cento, soprattutto nel coordinare le dita sulla tastiera della chitarra».
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