Toro incatenato Zac intoccabile ma è crisi piena

Alessandro Parini

da Torino

Maggio 2006: il tifoso del Toro quasi si augurava di poter raggiungere la serie A non con i playoff, ma grazie alla retrocessione a tavolino della Juventus e all'eventuale ripescaggio della truppa guidata da De Biasi. Quattro mesi dopo, con i bianconeri effettivamente in serie B e il Toro in A per meriti acquisiti sul campo, il paradosso è dietro l'angolo: il tifoso granata stava (quasi) meglio prima dell'estate. Perché ora la Juve inanella una vittoria dietro l'altra in B e si avvia a una stagione più o meno trionfale, mentre la società di Cairo rischia di sprofondare. Dopo avere cacciato De Biasi pochi giorni prima dell'inizio del campionato, l'editore alessandrino fa i conti con una classifica da paura: 2 punti dopo 5 giornate, 3 gol segnati (uno in pieno recupero, uno grazie a un'invenzione di Muzzi e uno su azione d'angolo) e una squadra spaesata e insicura come un bimbo che si trovi in piena notte in mezzo a una foresta. Sabato sera, a Torino, la Lazio ha passeggiato nel secondo tempo infilando quattro volte Abbiati: Zaccheroni ha parlato di «blackout inspiegabile» e di «amnesia collettiva», Cairo ha ribadito che indietro non si torna, De Biasi può starsene tranquillo ad aspettare lo stipendio ogni fine mese. I tifosi teppisti hanno messo in scena la solita guerriglia post-partita con la denuncia di sei persone.
All'orizzonte, con la sosta per la Nazionale, quindici giorni di tensione purissima. La squadra è spaccata tra vecchi e nuovi, il modulo è difficile da digerire, la fragilità psicologica è imbarazzante, le carenze di organico evidenti: le stesse che avevano portato De Biasi a lamentarsi con Cairo per un centravanti vero e un centrocampista di qualità.

Anche in una stagione che avrebbe dovuto essere caratterizzata da godimenti vari e assortiti, il destino del Toro pare il solito: sofferenza. Mentre i cugini bianconeri segnano gol a raffica e non paiono più nemmeno tanto tristi. Pur se in serie B.

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