Tosca: «Torno sul palco per Gabriella Ferri»

Simone Mercurio

«Quando ero piccola, mio padre mi portava sempre in un piccolo teatro romano, dove c’era Gabriella Ferri: quando vidi questa donna, capace di essere prima bella e poi brutta, cantare e poi trasformarsi in clown, ne rimasi folgorata». Eccola Tosca in quella che è una vera e propria dichiarazione d’amore a Gabriella Ferri e al suo mondo, in scena da oggi al 30 novembre al teatro Vittoria in «Romana».
«Romana è la canzone di un mio spettacolo del 2002, che Gabriella ed io avremmo voluto cantare insieme - spiega Tosca -. Una volta cresciuta, infatti, ebbi la fortuna di conoscerla, diventammo amiche e, spesso, veniva a vedermi a teatro. L’ultima volta che mi vide a teatro, mi propose di fare qualcosa sulla canzone romana. Io le risposi che era inutile perché c’era lei come regina di quel genere, ma mi confidò di essere ormai tanto stanca. Questo non è uno spettacolo su Gabriella Ferri, ma un omaggio, un regalo alla sua figura, come se andassimo ad una festa di compleanno».
«Ecco - conclude Tosca - questo è il mio dono a un’artista importante, che è stata immensa nella nostra cultura e che, purtroppo, troppo spesso è stata dimenticata». Da Petrolini a Balzani, da Fellini a Pasolini, dalla Masina alla Magnani e ovviamente la Ferri, uno spettacolo che è un’occasione per affacciarsi sulla Roma di oggi e di ieri, sul suo mondo e sulla sua canzone.
Sullo sfondo di una irreale notte d’estate, un’orchestrina romana sotto un gazèbo di luci colorate suona alla luna, mentre una donna a metà tra zingara e clown, si aggira col suo carretto carico di oggetti misteriosi e pieni di memoria, alla ricerca di qualcosa che ella stessa non sa. Da questa immagine è nata l’idea di questo monologo musicale dove il canto si combina continuamente col parlato, senza mai segnarne il distacco. Un recital, un ricco intreccio tra canzoni e momenti recitati dunque. Interventi, anche brevi, che si incastrano come libere associazioni di sentimento in una tessitura ritmica continua, diventando anch’essi musica. Una sorta di «melologo» dunque, una particolare alchimia tra melodia e monologo, come in un’unica lunga canzone disperata e rabbiosa, malinconica e ironica.


Tosca, che ormai da tempo si divide tra musica e teatro, riporta sul palcoscenico questo omaggio per la seconda volta a Roma, mettendo in gioco la sua voce e il suo corpo lasciandosi guidare dalla sua sensibilità di attrice e di cantante e dalla sua grande passione per Roma. «Romana» è uno spettacolo di Roberto Agostani, per la regia di Massimo Venturiello.

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