La cancelliera tedesca Angela Merkel ha scoperto l’acqua calda, ha visto?
«Sarebbe?».
Ha detto che il modello multiculturale in Germania ha fallito.
«Era ora. Meglio tardi che mai».
Ha aggiunto che la Germania non può fare a meno degli immigrati, ma che questi si devono integrare e devono adottare la cultura e i valori tedeschi.
«Proprio quello che diciamo noi da anni».
Come mai nella Grande Germania ci arrivano così tardi?
«Perché per anni, come da noi in Italia, ha trionfato una mentalità facilona e scioccamente buonista secondo la quale bisognava avere rispetto per le diversità. Ma di lì al ghetto, e alle tensioni sociali che virano in xenofobia e peggio, il passo è breve...».
Flavio Tosi, 41 anni, sindaco leghista di Verona dal maggio del 2007, è uno dei sindaci più amati d’Italia (a pari merito con Sergio Chiamparino e Giuseppe Scopelliti, rispettivamente sindaci di Torino e Reggio Calabria).
Alle amministrative del 2007, Tosi trionfò (mentre la Merkel dormiva il sonno del progressista) al culmine di una campagna elettorale centrata su un tema largamente condiviso dalla popolazione dotata di scheda elettorale. Disse così, il giovane Tosi: che «a Verona non ci sarà spazio per chi non vuole integrarsi e per chi non rispetta le nostre leggi». E per la miseria, ha mantenuto la parola.
«Il risultato è che secondo un recente studio dell’università Bocconi, Verona è ai primissimi posti di una graduatoria di città in cui gli immigrati regolari si trovano meglio e dove gli irregolari si trovano peggio».
Meglio e peggio. Spiegare.
«Peggio, perché abbiamo posto in essere una maglia di controlli strettissima. Polizia, Carabinieri, Finanza, Polizia municipale, e le pattuglie miste con elementi dell’Esercito funzionano benissimo. E se non sei in regola ti beccano. Meglio, perché i regolari hanno capito che questo non è il Paese di Bengodi, come gli avevano detto; ma che ci sono delle regole, e una cultura, e dei valori da rispettare».
Troppo severi?
«Ma va là. Nordafricani e slavi vengono da Paesi dove i cittadini vivono con due piedi in una scarpa; dove l’ordine pubblico e la disciplina sono ferrei. È bastato fargli capire che funziona così anche da noi e tutto rientra nella normalità».
E ci voleva tanto?
«Ce n’è voluto, perché l’approccio ideologico del centro sinistra, quello che gli è costato batoste su batoste alle urne è che gli immigrati, poverini, rubano perché sono poveri, come se la povertà fosse un alibi. Secondo la sinistra, gli immigrati dovevano essere lasciati liberi di vivere secondo le loro tradizioni e le loro usanze. Così si sono creati dei ghetti. E i ghetti, alla lunga, finiscono per somigliare a bombe a orologeria. Anche qui, a Verona. Prenda i quartieri di Veronetta, vicino all’Università, o Golosine, vicino alla Fiera. Stavano diventando delle comunità chiuse, e le incomprensioni, le incompatibilità con i vecchi residenti ci stavano portando a situazioni limite, come in via Padova a Milano, ricorda?».
La sua Giunta ha cominciato mettendo nel mirino le attività commerciali degli immigrati...
«Chi gestiva botteghe e negozi di generi alimentari lo faceva come a casa sua, infischiandosi dell’igiene, degli orari, delle regole. Abbiamo spiegato, sanzionato, chiuso. Ora funziona tutto a meraviglia».
C’è poi quella sua ordinanza sui condomini...
«Dice molto semplicemente questo: che ci sono delle regole del vivere civile che vanno rispettate. Se in un appartamento ci sono venti persone che vanno e vengono notte e giorno schiamazzando, facendo casino, si disturbano i vicini. Allora, anche qui, abbiamo proceduto secondo il buon senso, in maniera pratica e concreta. Data la regola scattano le sanzioni: 100 euro la prima volta, 250 la seconda, 450 la terza...».
Così, con una semplice telefonata di protesta di un cretino intollerante?
«Non scherziamo. Intervengono i vigili, controllano, accertano.
Bisognerebbe spiegarlo ai tedeschi.
«Ci arriveranno anche loro, vedrà».
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