
C'erano una volta (ma ci sono ancora) i chierichetti che, silenziosi e discreti, si aggiravano tra le panche durante l'Offertorio per raccogliere le elemosine dei fedeli. Monetine, ma anche qualche soldo di carta, che finivano in un sacchetto capiente e scuro dall'apertura comoda e rotonda sorretto da un manico più o meno lungo per arrivare anche a coloro che sedevano più lontano. C'era chi rovistava in tutta fretta nelle tasche per trovare qualche spicciolo, chi si era preparato per tempo e aveva già il denaro pronto, chi cedeva l'incarico al figlioletto accanto, chi un po' esibiva l'offerta "sostanziosa" e chi invece evitava di mostrarla, forse per il motivo opposto. La "questua" funzionava così. Così da sempre, così ancora oggi anche se i tempi cambiano e la chiesa s'adegua. Qualche mese fa era stato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti a buttarla lì: "All'estero le offerte in qualche Diocesi si raccolgono con il Pos, potremmo farlo anche da noi..." Detto fatto. "100 totem in 100 chiese" va in quella direzione lì ed è il progetto di Banco BPM e Numia che porta i pagamenti digitali nei luoghi di culto d'intesa con la Conferenza Episcopale Italiana. L'obiettivo è facilitare le donazioni e sostenere le attività sociali delle parrocchie. Ad aprire la via delle offerte "telematiche" sono state la Basilica di Sant'Ambrogio, quella di Assisi e l'infopoint del Vaticano. Ma ora si andrà avanti e nei prossimi mesi altri 97 totem saranno attivati nelle chiese più importanti e più frequentate da fedeli e visitatori. Si potranno effettuare donazioni con carte di pagamento e applicazioni digitali, contribuendo a sostenere progetti sociali e attività ecclesiali. Basterà avvicinarsi al terminale, seguire le indicazioni su un touch screen e donare. Cambia molto ma in realtà poco cambia. Anzi nulla.
La questua resta un gesto concreto per la chiesa da parte dei fedeli, un'espressione di carità cristiana, un gesto d'amore motivato dallo spirito di carità verso chi è meno fortunato. Nei secoli passati tutto ciò avveniva donando il cibo, poi si passò alle monetine ora alle carte di credito. E che si debba digitare un pin, sinceramente, è poco più di un dettaglio