Cultura e Spettacoli

Toti, il direttore che studia da Rossella

Il massimo sarebbe che le notizie fossero rotonde. Perché lui, per natura, taglia gli angoli, rende facile il difficile, è solare e lo stress lo deve andare a cercare sul Devoto Oli. Non semplice per uno che fa un tigì, specie ora che lo dirige. Da lunedì scorso, infatti, Giovanni Toti, 42 anni, da Massa Carrara, è il nuovo direttore di Studio Aperto al posto di Mario Giordano (chiamato a dirigere l’agenzia di informazione News Mediaset). Ma lui non si spaventa del fatto di essere sulla rete più puntuta del Biscione, non conosce ansia. Preparatissimo, disponibilissimo, per nulla intorcinato in trame e retro pensieri, tratto abbastanza diffuso tra chi si muove in certi ambienti. Per lui la morale sottesa ad Adamo ed Eva è che non si mangia quando si è nudi.
Molto amato dalla redazione (in passato ha fatto anche parte del Cdr, l’organo sindacale interno) che lo considera più un collega che un direttore, è un buono nel senso buono del termine, un generoso, un'entusiasta. Fare una telefonata con Toti, tra il modo in cui accoglie il «chiamante» (come fosse appena tornato dall'Irak) e il modo in cui lo intrattiene, è come essere catapultati per un momento, di martedì, in piena ora di punta, ai bagni Vittoria di Forte dei Marmi.
È a tutti gli effetti, un Crippa’s boy: grande fumatore, forte fiuto politico, incantevolmente ciarliero. E di Mauro Crippa, responsabile dell'Informazione Mediaset e «fondamentale incontro» della sua vita professionale dice: «È il maestro dell'armonia, concilia l'inconciliabile. Ha uno stile di lavoro strepitoso. Non l'ho mai sentito urlare eppure riesce a ottenere dalla gente il 120 per cento. Perché sa fare squadra, dalle segretarie ai direttori dei tg».
Una passione conclamata per il cibo e per il vino rosé, una inconfessata per i cinepanettoni (li riguarda pure). Frequenta praticamente solo posti che hanno un santo davanti (Sankt Moritz, Saint Tropez), colleziona cravatte di Hermes, Marinella e di Drake's di Londra. Nel 2003, dopo anni di fidanzamento, si è sposato nel chiostro di Pietrasanta con la collega Siria Magri. A ufficializzare l'unione il sindaco Massimo Mallegni, arrestato poco dopo per illeciti urbanistici.
Portatore sano di chiacchiericcio, anche qui nel senso alto del termine, lo usa con entusiasmo per avere informazioni e per darne. Ha una curiosità provinciale da bar sport ed è un grande semplificatore. È il primo direttore made in Mediaset perché è nato e cresciuto lì senza mai andarsene da altre parti. Ci è arrivato nel 1996, è entrato come stagista dopo una laurea in Scienze Politiche nella redazione di cronaca di Studio Aperto, poi è diventato caposervizio e caporedattore del politico, quindi caporedattore centrale. È stato tra gli autori dell'approfondimento Lucignolo e di Live. E anche il curatore, nel 2006, del programma di Irene Pivetti, Liberi tutti. Nel 2007 è passato «dall'altra parte» della barricata, e cioè all'ufficio di Comunicazione Mediaset, come vicedirettore poi, l'estate scorsa, è tornato a Studio Aperto come condirettore di Giordano. Ora è solo alla plancia.
Ha il vezzo dell’eleganza. E da grande assomiglierà più a Carlo Rossella che a Enrico Mentana. Perché di Rossella condivide i toni morbidi, il suo peso cachemire, il suo essere misurato nei giudizi e il suo glamour. Ed è proprio di un po’ di glamour che Toti vorrebbe imbottire anche il suo tg, cosa che ha già iniziato a fare con ottimi risultati d'ascolto. Vorrebbe un Vanity Fair in versione tg insomma, specie nell’edizione delle 18.30, anche se la fisionomia di Studio Aperto è chiarissima e certo non verrà stravolta. Solo qualche incursione «frivola» e l'aggiunta di nuovi volti oltre a quelli già noti. Ma la cosa che gli piacerebbe davvero tanto è un'altra: passare più tempo nella cucina di Benedetta Parodi.

Come assaggiatore.

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