da Milano
La gara per la privatizzazione dellAlitalia (più 0,3% in Borsa) si va complicando sempre più. Lunico concorrente reale, lAir One di Carlo Toto, ha fatto avere ai sindacati un estratto del proprio piano industriale nel quale condiziona lacquisto della compagnia a 36 mesi di «moratoria da scioperi e azioni conflittuali». Nei giorni scorsi avevamo riferito della richiesta di Toto, accettata dal Tesoro, di porre questo elemento come condizione sospensiva nel contratto di compravendita: condizione accolta. Ora Toto è passato al confronto diretto con i sindacati, ai quali, nellincontro del 27 giugno, di questa «moratoria» non aveva parlato. Il documento di Air One, che conferma 2.250 esuberi tra il 2008 e il 2012, criticando l«eterogenità» degli attuali contratti sembra puntare a un contratto unico di gruppo, suddiviso tra naviganti e personale di terra. Il contratto avrebbe validità normativa di dieci anni ed economica per cinque, con retribuzione a due componenti, una di base e una variabile secondo limpegno. Autentico gelo da parte sindacale, e nessuna reazione esplicita: o le organizzazioni ritengano «irricevibili» le proposte di Toto, oppure le stanno valutando con preoccupazione e cautela, pronte a discuterne in una fase di trattativa più concreta.
Se da un lato Ap holding (la controllante di Air One) appare sempre in difficoltà sul fronte del reperimento dei finanziamenti, dallaltro opposto al Tesoro, sulla base dei nuovi dati resi disponibili, una propria controstima (alla quale avrebbe concorso la società Airclaims, Usa) sulla flotta di Alitalia, che valuterebbe gli aerei oltre 500 milioni meno della cifra riportata in bilancio (2,2 miliardi) dopo la svalutazione per quasi 200 milioni. Un elemento che sinserisce nella procedura perché pone interrogativi sulla stima delle azioni da parte di Credit Suisse (il «terzo» indipendente incaricato di stabilire segretamente il prezzo giusto): avverrà sulla base del patrimonio iscritto in bilancio o Toto otterrà parametri diversi? Un dilemma per lazionista Tesoro, che non può sconfessare il lavoro dei manager, dei sindaci e dei certificatori della compagnia.
Stanti le incognite sulla gara, sono riaffiorate voci di interesse da parte di Air France, che starebbe aspettando di «rientrare» se la procedura non producesse esito. In realtà i contatti per cedere Alitalia a Air France erano proseguiti fino a dicembre, e solo dopo la loro interruzione fu pubblicato il bando di bara. La rottura avvenne perché Air France condizionava il proprio intervento a un piano industriale di Alitalia che prevedesse il taglio della flotta pari a 23 aerei e il licenziamento di 2mila dipendenti. Se oggi riemergesse lipotesi Air France, i parametri del suo ingresso non si discosterebbero da questi numeri; casomai sarebbero aggravati.
Sfidando il senso della realtà e le normative europee, e rendendo palese la confusione che regna nel governo, il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, di Alitalia ieri ha detto: «Non escludo che possa restare pubblica».
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