Marcello Di Dio
Da ieri sera è ufficialmente il Niccolai brasiliano. Cicinho di cognome fa Cesare, ma stavolta la coltellata la infligge lui alla Roma. Quando i primi tre punti esterni (in campionato) della stagione sembrano in cassaforte, ecco che arriva lincredibile e inattesa giocata del terzino, capace di infilare di testa con un tuffo da attaccante sul cross di Di Vaio il connazionale Arthur. I giallorossi passano così dallillusione del gol di Totti (il primo su azione dopo otto mesi, gli mancava da Roma-Parma del 1° marzo scorso) allincubo dellautorete di Cicinho. Mani in faccia per il terzino, incredulità tra i calciatori giallorossi, sconcerto sul viso di Arthur che nella sera in cui conosce il debutto stagionale al posto dellinfortunato Doni e rimane inoperoso per 25 minuti, deve solo raccogliere il pallone in fondo al sacco. Autogol beffardo sulla linea del traguardo, ancora un episodio a sfavore per la Roma in questo strano inizio di annata. La magra consolazione per Spalletti è linterruzione del digiuno di sconfitte lontano dallOlimpico. E anche il gol del capitano: prima gli auguri ad Alex Del Piero che oggi compirà 34 anni (è un grande campione), poi il destro che piega le mani ad Antonioli, suo compagno nellanno dellultimo scudetto giallorosso.
Dunque, la Roma offre una ripartenza senza accelerazioni, ma era importante dare continuità di risultati dopo il successo con il Chelsea, per il gioco ci sarà tempo. Anche perché il 4-4-2, che sembra la panacea dei mali giallorossi di inizio stagione, va ancora assimilato. Lo dimostra il Bologna, formazione tecnicamente inferiore a quella di Spalletti, ma che per unora riesce a chiudere tutti gli spazi nelle sortite centrali della Roma. Quando poi il capitano giallorosso - in continua crescita di partita in partita (ieri è rimasto in campo 86 minuti nonostante il terreno fosse un po allentato) - trova il guizzo, per il Bologna il match è in salita. E dopo la recriminazione per un fuorigioco inesistente fischiato a Marazzina che stava per lanciarsi a rete, il pasticcio di Cicinho che rovina la serata. Già guastata dal problema muscolare di Mexes, uscito a fine primo tempo, e dalla botta rimediata in testa dal portiere Doni, costretto per la prima volta in questa stagione ad abbandonare i pali della porta romanista. Grande spavento per il calciatore che si scontra in uscita con Di Vaio, perde molto sangue ma mai conoscenza, viene accompagnato allospedale per un Tac: negativa, gli vengono applicati alcuni punti di sutura ma poi rientra in città con la squadra. Due squadre malate e a caccia di punti. Bologna-Roma non poteva essere una partita spettacolare e infatti il copione regala emozioni con il contagocce. Alto il timore di una sconfitta che avrebbe complicato ulteriormente lanemica classifica di entrambe. Per di più gli emiliani venivano dal cambio in panchina dopo i cinque gol rimediati a Cagliari e avevano bisogno di una scossa.
La prima di Sinisa Mihajlovic da allenatore inizia nel sottopassaggio: lo sguardo è perso nel vuoto, poi arriva il foglio delle formazioni e lo rilegge più volte. In tribuna cè Roberto Mancini a sostenerlo dopo la visita in settimana al centro di Casteldebole. Sono amici da anni, non poteva mancare alla serata del debutto da allenatore, in una piazza che per altro ha ancora nel cuore. «Facevo già il tifo per i rossoblù, con Sinisa in panchina avrò un motivo in più», dice Mancio che segue il match insieme alla moglie Federica e ad Arianna, consorte di Mihajlovic che difende il lavoro del serbo: «Lui raccomandato? Da qualche parte doveva pure cominciare...».
Il match sta per iniziare, giusto il tempo che Mancio glissi sulle frasi di giornata di Mourinho. «Non seguo il campionato di serie A...», la secca replica prima di raggiungere il suo posto in tribuna.
La Roma propone il modulo vincente in Champions con il rombo di centrocampo e con Totti e Vucinic di punta. La squadra di Mihajlovic risponde con un 4-5-1 prudente e che permette ai rossoblù una leggera superiorità numerica in mezzo al campo.
La partita regala pochissimi spunti dinteresse, il Bologna molto corto pressa i portatori di palla romanisti, costretti a lanci lunghi che scavalchino gli avversari.
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