Totti salva la Roma dopo averla tradita E il pari può bastare

L’Olympiacos passa con l’ex milanista Julio Cesar. Il capitano sbaglia un rigore, poi segna l’1-1. Vicinissima la qualificazione

da Roma
Più forte della maledizione dei rigori. Francesco Totti sbaglia il terzo tiro dal dischetto sui quattro battuti in questa stagione, ma poi riesce a farsi perdonare segnando un gol da cineteca. Nel bene e nel male, è sempre il capitano a essere protagonista, ma la partita di Champions dimostra ancora una volta che la Roma soffre da quasi un mese una specie di sindrome da Olimpico. E che una volta in svantaggio, fa fatica a recuperare. Nemmeno il ritorno al ritiro prepartita (seppure parziale) è riuscito a far invertire la rotta.
Davvero strana questa squadra: in trasferta (sola eccezione la partita di Reggio Calabria) riesce a mostrare bel gioco e a capitalizzare anche le poche occasioni create. Davanti al proprio pubblico, sembra paralizzata di fronte ad avversarie non certo blasonate. E così, dopo il Livorno e l’Ascoli, anche l’Olympiacos riesce a portare a casa un punticino. La Roma perde dunque la chance di chiudere il discorso qualificazione in anticipo, comunque più vicina alla luce del pareggio di Donetsk che promuove il Valencia (ormai quasi primo, mentre ai giallorossi servirà ancora un punto).
Venti minuti iniziali di solo Olympiacos. Rivaldo detta i tempi insieme a Stoltidis e fa girare bene il pallone, con la Roma senza Mancini e con Perrotta in panchina che sta a guardare. La serata parte sotto cattivi auspici: il diagonale di Rivaldo viene respinto da Doni su Chivu che rischia il clamoroso autogol. La squadra di Spalletti fatica ad imbastire un’azione pericolosa, visto il pressing esercitato dagli avversari. Puntuale come era successo con Chievo e Ascoli in campionato, arriva il gol degli ospiti: corner di Rivaldo (poche giocate, ma determinanti), colpo di testa dell’ex milanista (una meteora) Julio Cesar lasciato colpevolmente libero da Ferrari e De Rossi. Il copione sembra lo stesso delle ultime settimane all’Olimpico: la Roma reagisce in maniera confusionaria e quasi con la forza della disperazione. Benquerença nega un rigore clamoroso ai giallorossi (evidente il tocco di mano in area del polacco Zewlakow sul tiro di Tonetto), poi sale in cattedra il brizzolato portiere Nikopolidis, alla settantesima presenza in Europa: la deviazione sul tiro radente di Totti leggermente «aggiustato» da Pizarro e il rigore respinto al capitano giallorosso. Nella settimana in cui Blatter mette in discussione quello da lui trasformato contro l’Australia al Mondiali, lui pensa bene di sbagliarne uno. Si rifarà più avanti. La Roma del primo tempo è tutta qui, nonostante Aquilani tenti di affiancare Totti in avanti e Taddei regali qualche guizzo (è lui a guadagnarsi il penalty mentre supera Julio Cesar). Troppo poco per sperare di riequilibrare il match.
Spalletti richiama il frastornato Ferrari e inserisce Perrotta. Con lui è un’altra Roma, più vivace e concreta. L’assedio inizia subito, l’Olympiacos alza le barricate e spesso manda in fuorigioco i giallorossi. Il movimento di Perrotta dà energia alla squadra, l’ingresso di Vucinic regala più velocità. Fino al capolavoro di Totti, che in area, servito da Taddei, stoppa il pallone, dribbla Anatolakis e batte Nikopolidis.

È la fine di un incubo, con i giallorossi che restano sterili padroni del campo senza mai dar l’impressione di poter vincere la partita. Segnale non proprio confortante in vista di Fiorentina e Milan, i due esami da grande che attendono la Roma nelle prossime due settimane.

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