da Palermo
Noi abbiamo lamericano Christian Vandevelde, loro liraniano Mehdi Sohrabi, che si è aggiudicato la prima tappa, da Qom a Teheran, dopo 135 chilometri di corsa. Ad ognuno il proprio Giro: a noi quello dItalia, nato 99 anni fa, a loro quello dellIran, nato ufficialmente ieri. Il ciclismo globalizzato supera i confini e abbatte le barriere. Il ciclismo pedala nel mondo, e Palermo, lItalia, sembrano essere meno lontani da Teheran e lIran. Due anni fa è nata la prima squadra professionistica (oggi sono tre), questanno la corsa simbolo di un intero Paese.
La corsa è scattata ieri, con circa 70 corridori ai nastri di partenza. Alla competizione, che si articola in 5 tappe, partecipano squadre provenienti da Germania, Giappone, Kazakistan, Malesia, Nuova Zelanda, Qatar, Svizzera e Uzbekistan. L'iraniano Mehdi Sohrabi si è aggiudicato la prima tappa e ha vestito la prima maglia. Sì, perché anche al Giro dellIran cè una maglia. Il ciclismo è uno sport fatto di fatica e di simboli e il simbolo per eccellenza è la maglia. Al Giro dItalia è rosa, a quello dellIran, come nella maggior parte del mondo, gialla. La maglia delle maglie, la più imitata e desiderata: la maglia per eccellenza, quella del Tour de France, per intenderci.
Certo che sanno anche in Iran cosa è il Giro dItalia, ma il Tour è il Tour, anche per loro. LIran pedala forte, e gli zebedei a noi italiani maestri pedalatori li hanno già fatti girare. Due anni fa a Salisburgo furono presi ad esempio come scandalo universale: lItalia al via con nove corridori (il massimo), loro con sei: un affronto. Come può un paese come lItalia, potenza universale nel ciclismo, avere tre corridori in più di un paese come lIran? Lanno scorso a Stoccarda sono scesi a tre, ma gli iraniani non ne fanno una malattia.
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