Tour, positivo anche l’italiano Moreni Fermato e interrogato dalla polizia

Testosterone esogeno: l’azzurro rinuncia alle controanalisi. Ieri ha partecipato al sit-in contro il doping. Cacciata tutta la Cofidis

Aveva protestato: prima, non dopo. Aveva protestato in favore della lotta al doping, prima di essere cacciato lui e tutta la sua squadra come un dopato. Prima di essere prelevato da due gendarmi. Prima di essere fermato e interrogato in caserma. Aveva anche firmato una sorta di patto d’onore all’inizio del Tour (per altro firmato da tutti i partecipanti, ndr), con il quale assicurava di non avere a che fare con il doping. Aveva fatto di tutto e di più, prima di essere beccato con le mani nella marmellata.
Cristian Moreni ieri mattina si era seduto per terra in segno di protesta. Non era il solo, ma era l’unico degli italiani ad averlo fatto. Un segno di protesta per sensibilizzare il mondo del ciclismo, per lanciare un ultimo, straziante grido d’allarme, prima che il doping abbia il sopravvento.
Cristian Moreni, 34 anni, già maglia rosa al Giro d’Italia 2000 e campione italiano su strada nel 2004, si era seduto per terra per inscenare un clamoroso «sit-in», assieme ai compagni di squadra (la Cofidis) e di altri cinque formazioni francesi (Agritubel, AG2R, Française des Jeux, Bouygues Télécom, Crédit Agricole) e due tedesche (Gerolsteiner e T-Mobile).
Avevano protestato tutti assieme in segno di solidarietà con gli organizzatori del Tour de France e sostanzialmente contro i Rabobank e la maglia gialla Michael Rasmussen, che si porta dietro il peso di due controlli a sorpresa non effettuati e altre accuse di doping non ben definite.
Cristian Moreni, dopo tutte queste belle cose è stato trovato positivo al testosterone esogeno, ovvero non prodotto dall'organismo, dopo essere stato sorteggiato per un test al termine dell'11ª tappa, da Marsiglia a Montpellier. Moreni, fino a ieri era 52° nella classifica generale con oltre un'ora e mezzo di ritardo sulla maglia gialla. Professionista dal 1998, ha vinto 8 gare, l'ultima nel 2005.
Inutile dire che dopo la sorpresa di Vinokourov ora dobbiamo registrare quella di Moreni. Da Londra il ciclismo italiano era partito con soli 18 corridori, una miseria e per trovare il primo corridore di casa nostra nella classifica generale bisogna andare oltre la cinquantesima posizione. Anzi, dopo l’abbandono di Savoldelli e della sua Astana, il migliore era proprio lui, Moreni, che si è però fatto trovare con i valori sballati per correre ad oltre un’ora dalla maglia gialla.
Anche la Cofidis, dopo l'Astana, è stata esclusa dal Tour de France. E come la squadra di Vinoukorov, anche il team francese ha ricevuto ieri sera la visita della gendarmeria francese. Gli agenti hanno ispezionato le camere dell'Hotel Novotel di Lescar, sui Pirenei, nei pressi di Pau, che ospita la Cofidis e le autovetture della squadra. Il procuratore della Repubblica di Pau ha confermato di aver disposto queste perquisizioni - come già era stato l’altro ieri con il team kazako - alla ricerca di eventuali sostanze illecite in seguito all'annuncio della positività di Moreni. Il corridore, peraltro, ha rinunciato alle controanalisi. Di fatto, un’ammissione di colpa.
Invece Vinokourov continua a professare la propria innocenza. Nessuna trasfusione, giura. «È tutto un clamoroso sbaglio. Dicono che avrei usato il sangue di mio padre? Così sarei stato positivo giusto alla vodka». La positività del leader dell’Astana ha comunque sollevato un polverone intorno all’organizzazione del Tour. Il quotidiano francese Le Figaro titolava ieri: «Colpo di grazia per il Tour e il ciclismo». Mentre Libération parlava di «corsa ormai priva di senso». Tutto falso, tutto finito insomma.

Ma a difendere la Grande Boucle è sceso in campo addirittura il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, che per bocca del portavoce del governo Laurent Wauquiez ha reso noto il «grande sostegno dell’esecutivo agli organizzatori», plaudendo all’opera di «bonifica dal doping» in atto e auspicando presto un «Tour senza dopati». Se lo augurano un po’ tutti.

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