Sarebbe ozioso seguire la traccia con l'elencazione dei passaggi e dei contrasti che portarono alla stesura definitiva della nostra carta costituzionale. Mi sembra più interessante esaminare tre aspetti del "laborioso cammino" della Costituzione nella sua applicazione concreta dopo quasi sessanta anni dalla sua promulgazione. Il primo è che i costituenti, dopo la dittatura fascista, vollero creare un sistema di bilanciamento e reciproco controllo fra i poteri e le istituzioni dello Stato, in modo che nessuno prevalesse sull'altro. Il risultato è stato ottenuto, ma a spese dell'efficienza politica e amministrativa: tanto che, ormai da molti anni, si sente il bisogno di rimettere mano a questa parte della Costituzione.
Il secondo è che la Costituzione del 1948 ha ereditato da quella monarchica e dal fascismo il principio dello Stato centralizzato, contro richieste sorgenti dal basso di un sempre maggiore decentramento amministrativo, oggi in parte soddisfatte. Il terzo aspetto riguarda l'articolo che impedisce il referendum sui trattati di politica estera, voluto per salvaguardare sia il Concordato con la Chiesa Cattolica sia le alleanze militari, ma che oggi limita soprattutto – e è grave – la possibilità dei cittadini di esprimersi sugli accordi con l'Unione europea.
È su questi tre punti, soprattutto, che dovrà proseguire il "laborioso cammino" di un testo che, a differenza di quelli religiosi, non deve essere "sacro", ma sempre adattato all'evolversi delle necessità pubbliche.
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