Traduttrice Morta Adriana Motti, la «voce italiana» dell’Holden di Salinger

Quello che pubblicammo su queste pagine il 2 gennaio scorso era un piccolo articolo d’occasione, ma che si prendeva i suoi rischi. Il titolo, «Se proprio volete saperlo, Salinger ha novant’anni», era un omaggio all’autore del Giovane Holden e a chi lo tradusse in italiano, essendo l’espressione «se proprio volete saperlo» fortemente caratterizzante (quasi un marchio di fabbrica) della versione nella nostra lingua. I rischi erano due: e se Salinger fosse stato, allora, già morto senza che nessun giornalista al mondo ancora lo sapesse? L’eventualità sussisteva, essendo lo scrittore, come noto, pesantemente allergico a ogni forma di «comunicazione»: come stupirsi se, quando morirà davvero, verremo a saperlo con notevole (per i quotidiani) ritardo? E il secondo rischio? Riguardava appunto la traduttrice: Adriana Motti. Anche di lei non si avevano notizie da molti anni... Ecco, purtroppo quest’eventualità si è verificata di lì a pochi giorni. Ce lo comunica questa lettera giunta in redazione, datata «Milano 18.01.09»:
«Egregio Daniele Abbiati,
venerdì 2 gennaio ho letto il Suo articolo “Se proprio volete saperlo, Salinger ha novant’anni” e ho provato forte emozione per i termini lusinghieri con i quali definisce (“stupenda”) la traduzione di mia zia Adriana Motti (in famiglia chiamata Diddi). Purtroppo non ho fatto in tempo a trasmetterglielo, io a Milano, Lei a Firenze in pessime condizioni di salute. Domenica 12 è poi deceduta e il mio rammarico è doppio. Certamente, infatti, avrebbe provato piacere nell’apprendere di quanta considerazione era ancora circondata dopo anni di completo e, da parte mia non del tutto comprensibile, volontario oblio. Ecco, volevo soltanto ringraziarLa e parteciparLe la scomparsa.


Cordiali saluti.
Mario Nacci».
Sì, è vero, tradurre è tradire. Ma prima di tradire occorre aver amato. E Adriana Motti amò Salinger di quell’amore-odio tipico delle grandi passioni. Ricordiamocene, ringraziandola ancora.

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