Traffico di rifiuti tossici

Ai domiciliari per corruzione e abuso d’ufficio alcuni politici di centrosinistra di Montefiascone

Un traffico di rifiuti tossico-nocivi e pericolosi, che aveva come epicentro la provincia di Viterbo, è stato scoperto dai carabinieri del Noe In collaborazione con i colleghi del reparto operativo di Viterbo. Nell’inchiesta sono coinvolte complessivamente 28 persone e dieci di loro sono state raggiunte da altrettante ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari o in carcere.
I titolari della Econet, l’azienda viterbese che, secondo l’accusa, avrebbe organizzato e gestito il traffico, Angelo Bologna e il figlio Giuseppe Maria, sono, al momento, latitanti. Agli arresti domiciliari per corruzione e abuso d’ufficio, sono finiti anche il sindaco di Montefiascone, Fernando Fumagalli (Margherita), l’assessore all’Ambiente, Valdo Napoli (Ds) e il segretario generale del Comune Luciano Carelli. Altri amministratori comunali di Montefiascone e alcuni impiegati sono indagati per concorso negli stessi reati. Fumagalli, Napoli e Carelli, secondo i magistrati, avrebbero assegnato l’appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti a trattativa privata ad una società mista, controllata al 51 per cento dallo stesso Comune e al 49 dalla Econet e dalla Tuscia Ambiente, entrambe riconducibili ad Angelo e Giuseppe Bologna, ad un prezzo pressoché doppio rispetto a quello di mercato, ottenendo in cambio l’assunzione di 12 persone.
L’accordo tra Comune ed Econet prevedeva una revisione, ogni quattro mesi, del costo del servizio che, in un solo anno, è salito da 371 mila a 574 mila euro. Il caso degli amministratori di Montefiascone, tuttavia, non ha alcun collegamento con il traffico di rifiuti tossico-nocivi e pericolosi che avrebbe fatto capo alla Econet e a Tuscia Ambiente. Secondo quanto scritto nell’ordinanza del Gip l’organizzazione, a partire dall’agosto 2006, avrebbe smaltito illecitamente 23mila tonnellate di rifiuti speciali, avvalendosi di certificati rilasciati da laboratori d’analisi compiacenti, che attestavano l’avvenuto trattamento. Con lo stesso metodo venivano spacciati per compost altri rifiuti che poi venivano sparsi sui terreni di quattro aziende agricole viterbesi, che sono state poste sotto sequestro mentre i loro proprietari sono tra i 28 indagati.


Sui terreni sequestrati, il cui valore è di circa 10 milioni di euro, il Noe ha rilevato presenze di sostanze tossiche, come il cadmio, altamente cancerogeno. La maggior parte dei rifiuti tossico-nocivi e pericolosi arrivava dalla Sardegna, dove in parte tornava per essere smaltito illegalmente. Il resto veniva inviato in Toscana e in Lombardia.

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