Tragedia nella centrale 10 morti e 62 dispersi

Tragedia nella centrale 10 morti e 62 dispersi

Almeno 62 persone disperse, 10 morte e altre 11 ferite. Il bilancio dell’incidente alla più grande centrale idroelettrica russa è da brividi e potrebbe essere destinato ad aggravarsi. Le cause che ieri mattina hanno portato all’inondazione della Sayano-Shushenskaya, in Khakassia (Siberia orientale), rimangono ancora da chiarire. Inquirenti e proprietari della centrale forniscono versioni differenti, ma quel che è certo è che ci vorranno alcune settimane per determinare la dinamica esatta della tragedia. L’arresto della centrale siberiana si è subito fatto sentire in Borsa e di sicuro avrà pesanti ripercussioni anche sull’economia locale. Sembra invece sotto controllo, grazie ad alcune barriere nel fiume siberiano Yenisey, il rischio di una catastrofe ecologica dopo la fuoriuscita di alcune decine di tonnellate di olio che hanno formato una chiazza lunga cinque chilometri.
Secondo i primi accertamenti, alle 8.15 locali (1.15 in Italia) si è verificata l’esplosione che ha poi portato alla parziale inondazione della sala macchine. Ma cosa è successo prima? Stando agli inquirenti, subito accorsi sul luogo dell’incidente, a esplodere è stato un trasformatore a olio durante alcuni lavori di riparazione nell’impianto macchinari; la deflagrazione ha distrutto i muri e il soffitto del reparto che ospitava una turbina. È seguita l’inondazione dei locali e delle gallerie sotto la gigantesca diga, costruita nel 1978 e bisognosa di manutenzione. Il perché le vittime, tutte operai della centrale, siano rimaste intrappolate senza possibilità di fuga è un altro punto che rimane da chiarire.
La società proprietaria della Sayano-Shushenskaya, la RusHydro, nega la versione degli inquirenti e parla di una «rottura idraulica», termine tecnico che indica l’improvviso arresto di una colonna di acqua in movimento. La versione è sostenuta anche dal ministro russo per le Emergenze, Serghiei Shoigu: «Secondo le prime informazioni, una rottura idraulica verificatasi nella seconda pompa ha danneggiato la turbina operativa, provocando l’inondazione della sala macchine».
Qualunque sia stata la causa, il risultato dell’incidente è sotto gli occhi di tutti: su dieci turbine, due sono distrutte e altre due fortemente danneggiate; perdite per miliardi di rubli e diversi anni di lavori per riportare la centrale alla normale attività.
Dopo l’arresto della Sayano-Shushenskaya, le azioni della RusHydro sono cadute del 13% a Londra e sono state sospese alla Borsa di Mosca. A seguito dell’accaduto, diversi stabilimenti di alluminio della zona sono rimasti senza elettricità. La regione ospita numerose fabbriche di acciaio e alluminio, tra cui quelle della Rusal, la più grande società mondiale del settore, guidata dall’oligarca Oleg Deripaska. Le autorità sono in allarme: Mosca ha prospettato la possibilità di ricorrere a fonti di energia supplementare o di ridurre la produzione industriale per consentire di creare una riserva aggiuntiva di energia in vista della stagione invernale.
Appena la notizia è iniziata a circolare, tra gli abitanti del posto è scattato il panico.

«Temevamo che il crollo della diga (alta 245 metri, ndr) ci avrebbe sommerso - raccontano alcuni - abbiamo fatto le valigie e ci siamo diretti verso le zone più alte; la gente comprava cibo e c’erano lunghe code ai bancomat per ritirare contanti».

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