«Pare di essere in Africa» dice un uomo sul tram. Quattro arabi si girano a puntargli gli occhi. Non è un problema di integrazione razziale. La faccenda è tuttaltra: il clima. Fa caldo. I finestrini sul numero 2, vettura 4609, ore 16.15, sono tutti abbassati. Potrebbe essere che lautista oppure qualche passeggero siano tra i 3.612 elettori che hanno dato la loro preferenza a Piefrancesco Maran, responsabile comunale delle politiche per la Mobilità? Devono averlo ascoltato quando laltro giorno ha scoperto «laria calda» e ha sentenziato: se sui mezzi pubblici vi sentite un pezzetto lesso di zuppa ribollita, abbassate i finestrini.
Vetri giù, ma il termometro che abbiamo in mano è su: 34.8 gradi e un valore del 78% di umidità, che determina il senso di soffocamento più dei centigradi. Il mordente caliente non è nella colonnina di mercurio, ma nella quantità dacqua molliccia che invade laria come uno straccio imbevuto. E i finestrini non centrano proprio nulla.
«Quando è così, sembra di cuocere in un forno - conferma Anna Chesi, 70 anni -. Gli amministratori dimenticano che sui mezzi pubblici salgono soprattutto gli anziani. Aprire i vetri è un gesto logico ma la corrente è nociva per alcune zone del corpo, come quella cervicale ad esempio».
Tin, tin, il tram suona e il tipico scampanellìo tramviario delle rotaie milanesi refrigera più dei vetri abbassati. Distoglie il pensiero dal senso doppressione. «E mortale - specifica Chiara Costa, 22 anni -. Non esagero, a volte sembra proprio di morire. Sullaffermazione dellassessore, cè da restare senza una sola parola. Ho un bambino di 9 mesi. Sono stata costretta a lasciarlo a casa perché temevo leffetto del sole pomeridiano sul piccolino».
Il giro dossigeno non manca, ma il senso doppressione sbanca le poche riserve denergia. «Dà fastidio, quando il mezzo è pieno. Gli assessori dovrebbero sentire soltanto il dovere di contribuire al benessere dei passeggeri. Inoltre, qualcuno dimentica che in certi tram i finestrini sono proprio bloccati. Non si possono muovere» osserva Aleister Fazzoni, 18 anni. Ma laria che si intrufola dallassenza di una finestra agisce sullumidità? Per tutta risposta, ci viene incontro il numero 16 Atm, che va a Monte Velino. Sono le 16,30 e in largo Enzo Tortora il sole è a picco. Cè laria condizionata. I gradi sul nostro termometro non sono di molto inferiori a quelli di prima: 33. Ma lumidità è del 50%. A questo serve laria condizionata: a seccare lelemento gassoso che ci circonda e quindi a renderlo più respirabile in pieno clima continentale, dove sopra la calura vince sempre la maledetta afa.
Proviamo un altro mezzo senza condizionatore. È il 12, numero 4981, che va a Cacciatori delle Alpi, nome di per sé rifrigerante. Finestre tutte aperte. Aria di montagna? Magari. Della montagna cè solo limpressione di sudare come in salita. Viene un sospetto. Non è che anche qui ci possano essere gli elettori di Maran, è che luso di abbassare i finestrini è più istintivo e antico di quanto lassessore alla Mobilità non pensi. Ovvero, prima che Maran lo raccomandasse, i vetrini venivano lo stesso abbassati. Quindi lui non ha scoperto «laria calda», ma come recita un vecchio detto: ha semplicemente dato aria ai denti, affermando una verità antica almeno quanto la vecchia 500, su cui scarozzavamo con le branchiette posteriori ben spalancate.
Sulla vettura che percorre via Meravigli qualcuno si asciuga le goccioline con il fazzoletto, molti leggono, passatempo in voga tra i milanesi itineranti. La temperatura alle 16.30 è a 35 gradi e il tasso di umidità al 70%.
Scendiamo. Alla fermata Marcello Verardo, 41 anni, e Maria Teresa Verroca attendono. «Questa temperatura e la folla che si ammucchia rendono i viaggi già molto difficili per le persone normali, ma viene da pensare anche alle donne in stato di gravidanza, ai bambini e alla gente avanti con gli anni. Per loro la cosa si fa ancora più ardua. Non solo sui tram, ma in metropolitana specialmente» dice Maria Teresa. Marcello prosegue il suo discorso. «Lespressione del responsabile della Mobilità ci ha lasciati tutti un po così. Abbassare i vetri è una soluzione di ripiego, là dove è possibile. In alcuni viaggi speri solo che arrivi la fermata perché almeno si spalanchino le porte».
Arriva il numero 1. Matricola 1951. Vecchio. Romantico. Piccolo. Panche di legno. Alle 17 la temperatura è di 33.5 gradi e il tasso di umidità al 56%. Che sia perché è fatto con materiali genuini? Niente plastica, gomma o altre sostanze contemporanee, che al sole si surriscaldano lo stesso. Ultimo tentativo. Il 94 in viale Manzoni. Aria condizionata. I centigradi, immutati: 34 gradi alle 17.10. Ma il condizionamento abbassa il tasso di umidità al 46%.
Anche in metrò la prova che lumidità è più perfida dei gradi regge. Nei corridoi sotterranei della linea rossa che da San Babila va a Bisceglie i ventilatori girano le eliche al massimo. I gradi sono 33. Il tasso di umidità del 63%. Un ventilatore è come un finestrino: sbatacchia letere immobile, quindi dà un senso di frescura ma non asciuga lacqua. E questa la grande invenzione dellaria condizionata. Non si inghiotte la colonnina di mercurio, risucchia come una cannuccia leccesso liquido. Infatti sulla metro, abbondantemente condizionata, i gradi sono ancora 33, ma il tasso di umidità è del 50%. E si respira. Con i finestrini ermeticamente su.
Insomma, lidea di Maran non funziona.
«In tram a 35 gradi anche col finestrino giù»
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