Dicono che il caso di Tommaso Onofri sia degno di un vero poliziesco. Materiale di culto, con toni un po grotteschi, perché fin dalla notte di giovedì 2 marzo, quando cioè Tommy è sparito di casa, il segnale era chiaro: i carabinieri che rispondono alla richiesta di soccorso si perdono sulla strada di Casalbaroncolo e si fanno sorpassare dalla polizia. È questo il primo passo di unindagine che fino ad oggi ha prodotto fantasmi di pedopornografia, un numero esponenziale di sospettati e - finalmente ieri - un indagato, ma per false dichiarazioni. E Tommaso? Lui lo cercano quelli dello Sco arrivati da Roma, ma anche i carabinieri che setacciano i paesini della zona. Lo bracca la procura di Parma, ma anche quella di Bologna. E anche i Ris, che 12 (dodici!) giorni dopo il rapimento decidono di sigillare la casa degli Onofri e poi di sequestrare materiale dalla cantina del papà di Tommy. Spuntano - è vero - quei file di computer moralmente compromettenti. Ma di risultati, di certezze e - soprattutto - di Tommaso (speriamo per poco) nessuna traccia.
Poi cè la maga, quella che dice che Tommaso è in fondo al fiume Magra. «Non si sa mai»: e allora ecco il maresciallo in diretta telefonica con la sensitiva, più che da Csi una scena da soldati alle grandi manovre. E il procuratore di Bologna De Nicola si fa sentire: «Ogni decisione sul caso deve passare di qua». Punto.
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