Trani - A meno di due settimane dalla chiamata alle urne arriva - puntuale come sempre - una nuova offensiva giudiziario-giornalistica. Questa volta ad aprirla è stata la procura di Trani, con il pm Michele Ruggiero. Secondo Il Fatto Quotidiano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il direttore del Tg1 Augusto Minzolini e il commissario dell’Authority Giancarlo Innocenzi sarebbero indagati per alcune intercettazioni della Guardia di finanza di Bari in cui il premier farebbe "pressioni" per arrivare alla chiusura di Annozero. Ma i legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo, negano che il premier sia indagato: "Non risulta". E Innocenzi annuncia querele. Insomma, il premier telefona, si lamenta di Santoro e finisce indagato.
L'inchiesta di Trani Secondo il Fatto, i magistrati pugliesi sarebbero incappati nelle intercettazioni in questione indagando su alcune carte di credito. Nelle telefonate intercettate dalla Guardia di Finanza di Bari, il premier avrebbe manifestato con insistenza il desiderio di vedere chiusa la trasmissione di Santoro. Innocenzi avrebbe assecondato Berlusconi cercando un modo per soddisfare le sue richieste, e Minzolini l’avrebbe rassicurato dicendosi pronto a intervenire in suo favore. Non una parola dal procuratore della Repubblica, Carlo Maria Capristo: "Non siate cocciuti, non parlo, buona domenica". Anche il pm che procede nell’inchiesta, Michele Ruggiero e il capo della Procura tranese, Carlo Maria Capristo, non avrebbe voluto commentare. Da fonti giudiziarie citate dall’emittente Sky Tg24, all’inchiesta si sarebbe arrivati casualmente, attraverso un’inchiesta su carte di credito e un giro di usura.
Nessuna conferma Le indiscrezioni non sono ancora confermate. I legali di Berlusconi negano che il premier si indagato. E spiegano: "Premesso che se lo avesse fatto davvero sarebbe stato encomiabile visto che Annozero è di una noia insopportabile, ma quale sarebbe poi il reato contestato?". "E' chiaro che la qualificazione giuridica del fatto appartiene al magistrato - aggiunge Longo - ma non mi viene in mente quale potrebbe essere...". Smentisce anche il direttore del Tg1 che alle accuse ribatte: "Non so di cosa si parla, non ho ricevuto nessun avviso di garanzia e quale è il reato?". "Berlusconi? Mi avrà telefonato due o tre volte, non di più e comunque quanto Casini e gli altri - ha spiegato Minzolini - siamo alla follia, credo di essere la persona più cristallina del mondo, quello che penso lo dico in tv". Innocenzi ha, invece, dato mandato all’avvocato Marcello Melandri per "predisporre le denunce e le querele necessarie alla tutela della verità dei fatti e della mia onorabilità". Innocenzi ha "contestato in maniera assoluta tutte le illazioni in esso contenute" sottolineando "l'illiceità della pubblicazione delle stesse".
Calabrò: "Mai nessuna censura" "In tutte le occasioni nelle quali è stata chiamata in causa, a vario titolo, l’Agcom ha sempre risposto in modo univoco". Il presidente Corrado Calabrò ha spiegato che l'Authority "non esercita censure preventive perché contrarie all’articolo 21 della Costituzione, rispetta la libertà dei giornalisti, tutela il pluralismo dell’informazione". "L’Autorità parla attraverso i propri atti; e questi atti dimostrano inequivocabilmente la sua indipendenza e autonomia di giudizio", ha continuato Calabrò aggiungendo che "anche in relazione alle regole da osservare nel periodo elettorale in materia d’informazione e di comunicazione politica l’Agcom non ha mancato di dare nelle sedi competenti il suo istituzionale contributo al chiarimento dei termini della questione".
L'offensiva di Idv e Pd Parte subito l'offensiva del leader dell'Idv che ha presentato un’interrogazione urgente rivolta al premier "per chiedergli con quale diritto si è arrogato il potere di condizionare un organo di controllo come l’Agicom chiedendo la chiusura di Annozero". Commentando le intercettazioni pubblicate oggi da Il Fatto Quodidiano, l'ex pm ha duramente attaccato il responsabile dell’Agicom Innocenzi invitandolo a "dimettersi". "Dovrebbe essere cacciato a calci nel sedere - ha poi concludo Di Pietro - così come il direttore del Tg1 Minzolini". Anche secondo la presidente del Pd Rosy Bindi, la Rai dovrebbe revocare Minzolini dall’incarico di direttore del Tg1: "Altro che Zimbawe! Il direttore generale della Rai non dovrebbe lamentarsi per le pressioni che riceve evocando paesi più civili e seri del nostro. Solo nell'Italia prigioniera dell'invasivo conflitto d`interessi di Berlusconi si può leggere una storia come questa".
Minzolini: "Cercano di intimidirmi" Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Tutto questo è demenziale, insulso, è un’intimidazione, ma non funziona assolutamente", ha dichiarato il direttore del Tg1. "Di fronte a una cosa del genere il vado ancora più dritto - ha continuato Minzolini, interpellato dall’Agi - non ho ricevuto alcun avviso di garanzia e non capisco neanche di quale tipo di reato si possa parlare". E conclude: "Poi io con Santoro non c’entro nulla, faccio un’altra cosa, sono da un’altra parte".
Bonaiuti: "Violata la legge" Come già Minzolini, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, ha denunciato la "violazione" della legge nella pubblicazione delle intercettazioni: "Ancora una volta spezzoni di ipotetiche intercettazioni, estrapolate da ogni contesto, vengono pubblicate con una palese violazione della legge, senza avere alcuna attinenza con i procedimenti dai quali derivano e senza avere alcuna rilevanza penale". "Come mai - si è, infatti, chiesto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio - l'autorità giudiziaria non interviene?".
Cicchitto: "Espressioni sguaiate e violente" "Di Pietro, con le sue solite espressioni
sguaiate e violente, cavalca anche oggi la spazzatura che pubblica l'organo ufficiale del
giustizialismo per cercare di colpire la libertà d'informazione", ha affermato in una nota Fabrizio
Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. "Di Pietro, adesso attaccando Minzolini e Innocenzi - ha proseguito Cicchitto - persiste meticolosamente a
coltivare la politica della demonizzazione dell'avversario perché è un fattore essenziale della sua
strategia eversiva che punta all`esasperazione dello scontro politico".
Gasparri: "Vogliono imbavagliare Minzolini" "La
sinistra vorrebbe mettere il bavaglio a Minzolini e lasciare invece i giornalisti 'graditi' liberi di costruire
trasmissioni faziose, cariche di insulti e zeppe di menzogne", ha detto il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. "Vanno bene - osserva
- quanti rispondono ai loro servigi e inscenano patetiche invettive contro il premier, vanno invece
cacciati tutti quelli che con coraggio e soprattutto con chiarezza dicono la verità a milioni di cittadini.
Troppo comodo gridare allo scandalo a senso unico.
La vera censura è quella che vogliono applicare i vari Di Pietro, facendo finta di dimenticare che
trasmissioni come Annozero sono state più volte sanzionate per lo squilibrio con le quali sono state
costruite. Noi invece difendiamo e tuteliamo la libera e corretta informazione soprattutto contro le
vergognose intimidazioni di certa sinistra".
Capezzone: "Frasi da squadrista" "Le frasi pronunciate dal signor Di Pietro contro Augusto Minzolini e Giancarlo Innocenzi sono degne di uno squadrista". Immediata la replica Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, che stigmatizza duramente il comporatmento dell'ex pm. Secondo Capezzone è in atto il "tentativo di rovesciare il governo" e di "colpire il premier". "Un’azione politico-giudiziaria dagli esiti parziali e selettivi - ha osservato il portavoce del Pdl - visto che, alla fine, risultano colpite le liste di centrodestra; un’iniziativa da agente provocatore di Di Pietro, che oggi arriva ad evocare Hitler per insultare Berlusconi e incendiare una piazza; un’altra clamorosa violazione del segreto istruttorio; un tentativo di linciaggio mediatico ai danni del Premier, del direttore del Tg1 e di un membro dell’Agcom; e mancano ancora due settimane al voto". "Ma ancora una volta - ha concluso Capezzone - la sinistra, muta e obbediente, segue l’Idv".
Il Pm indaga: violato il segreto d'ufficio La Procura di Trani ha avviato un'indagine per rivelazione del segreto d'ufficio a carico di persone da identificare a seguito delle notizie pubblicate da "Il Fatto Quotidiano". La Procura vuole accertare come sia stato possibile che atti coperti dal segreto istruttorio siano finiti, anche se solo in sintesi, sul quotidiano.
Finora, infatti, i brogliacci delle intercettazioni e le stesse trascrizioni delle intercettazioni sono solo nella disponibilità della procura e della guardia di finanza di Bari che ha compiuto le indagini delegate dal pm Michele Ruggiero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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